Vivendi ha valutato la rete di Tim 31 miliardi di euro. E nonostante i francesi sembrino aver premesso di non voler sentir parlare di qualcosa che assomigli a potenziali svendite, questa cifra sembra stia facendo storcere il naso a più di una persona.
Vivendi non intende svendere
Il lodo della rete unica coinvolge moltissimi ambiti e prevede in teoria una certa frammentazione degli asset. Qualcosa che la Cgil, ad esempio, non vede di buon occhio. Maurizio Landini, a margine della protesta relativa proprio alla salvaguardia dei posti di lavoro dell’azienda, ha sottolineato come il sindacato non si opponga alla rete unica ma questo dovrebbe corrispondere a “fare anche un’impresa unica, compresi i servizi, comprese le intelligenze, comprese tutte le attività“. Le parti sociali pensano infatti che sia un “un errore spezzettare e dividere un grande gruppo anziché utilizzare tutte le competenze che ci sono al suo interno“.
In molti anche in politica, tra cui spicca il deputato Leu Stefano Fassina, si chiedono quale sia la posizione reale del Governo sul tema. E se si abbia una idea precisa di come si intenda sia salvaguardare l’occupazione che separare la rete dai servizi. È necessario infatti, ha continuato, per la sicurezza nazionale, trasferire asset come Telsy e Noovle insieme alla rete di Fibercop e Tim Sparkle.
Tornando alla posizione di Vivendi e a quelle che sono state le indiscrezioni stampa relative alla valutazione della rete di Tim, la cifra totale di 31 miliardi sarebbe legata alla vendita della Netco includendo anche Sparkle e 10-11 miliardi di debito. I francesi hanno fatto già sapere all’inizio del mese che non avrebbero preso in considerazione la forchetta di valutazione compresa tra i 17 e i 21 miliardi di cui si parlava in precedenza.
Difficile la richiesta venga accettata come presentata
Bisogna però tenere da conto anche il fatto che gli acquirenti della rete, ovvero Cdp, KKR, Macquarie non sembrano avere in mente di offrire i 31 miliardi richiesti da Vivendi. Data importante potrebbe rivelarsi quella del 23 luglio: è infatti previsto un consiglio di amministrazione che potrebbe aprire la strada a un’offerta vincolante. Come riportato anche da Milano Finanza, la cifra richiesta da Vivendi potrebbe essere considerata un punto di partenza per le trattative sebbene la maggior parte degli esperti sembrino valutare più fattibili e giuste cifre che si aggirano intorno ai 20 miliardi.
Cosa deciderà di fare Vivendi? Di certo le prossime settimane saranno cruciali per comprendere cosa accadrà, soprattutto in virtù della presentazione del piano industriale dell’ex monopolista previsto per l’inizio di luglio. Nel quale potrebbero essere diffusi dati precisi sulla rete unica.