Manca davvero poco per quel che concerne la vendita di Ita Airways. Oggi è il giorno più importante: quello della consegna delle offerte vincolanti. Poi la parola passerà a Mario Draghi il quale, almeno teoricamente, aveva promesso di non andarsene con un nulla di fatto in tal senso.
Ita Airways, cosa può accadere
Il problema è che la possibilità che qualcosa di questo tipo accade esiste. Nonostante le promesse del premier uscente. In un momento nel quale alcuni leader politici si riempiono la bocca con la parola nazionalizzazione, che nel caso di Ita Airways porterebbe a un vero e proprio salasso economico per i cittadini
Ma quale la situazione attuale? Le due cordate interessate sono pronte e starebbero perfezionando quelle che sono le offerte per conquistare la maggioranza del capitale del vettore italiano. Dobbiamo accettarlo: ci troviamo a un bivio: Mario Draghi deve decidere se dare il via libera alla privatizzazione o lasciare tutto nelle mani del prossimo esecutivo. E in questo caso specifico, soprattutto se a vincere fosse la parte populista del paese, l’Italia si troverebbe a dover affrontare qualcosa che non è in grado di permettersi economicamente, non ora.
Sono due le cordate pronte all’acquisto. Quella più nota e disquisita è quella rappresentata da Msc-Lufthansa. Le due società sono interessate a rilevare l’80% di Ita Airways per un totale di 850 milioni di euro, lasciando il 20% in mano pubblica. Tra quelle presenti è senza dubbio l’opzione vista con maggiore gradimento dal Governo. E questo perché secondo fonti giornalistiche si occuperebbe tanto della sostenibilità economica quanto dell’occupazione e dello sviluppo industriale. Va anche ammesso però che il Ministero delle Finanze gradirebbe più soldi e più autonomia anche come socio di minoranza e soprattutto questo particolare non sarebbe molto gradito alla cordata.
Le altre opzioni a disposizione
L’altra offerta è quella del fondo di private equity Certares che avrebbe messo sul piatto circa 600 milioni per rilevare quasi il 60% di Ita Airways, assicurando al Mef un maggiore peso nel Cda e nella scelta del management. È una offerta più debole rispetto alla precedente perché manca un partner industriale. E non è possibile pensare a un coinvolgimento di Delta, né ora né successivamente perché non ha avuto accesso alla data room.
Dopo tanta attesa e lavoro in questi anni quindi persiste la possibilità che avvenga un nulla di fatto. Il Governo si troverebbe quindi a dover immettere ulteriore liquidità rischiando una procedura d’infrazione per aiuti pubblici illegali. E il vettore a necessitare un nuovo piano industriale che bloccherebbe le potenziali occupazioni assicurate dalla prima cordata.