La Bce è pronta a dare vita a una linea dura per contenere l’inflazione. Le attuali condizioni geopolitiche ed economiche richiedono un approccio più duro e la Banca centrale europea ha deciso di non rimanere a guardare.
Lavorare sui tassi con più durezza
Sebbene forse in modo meno incisivo rispetto alla Federal Reserve la Bce ha deciso di optare per una politica monetaria più forte. È questo quello che è emerso dall’intervento dei membri del comitato direttivo dell’istituto centrale presso il simposio organizzato dalla Fed. Un incontro che quest’anno si è rivelato più incisivo del solito, sebbene ci si aspettasse che il discorso di Jerome Powell a Jackson Hole scuotesse gli animi.
La Bce ha approfittato del momento per sottolineare come non rimarrà a guardare nella lotta contro l’inflazione. Senza farsi bloccare eccessivamente da quelle che potrebbero essere le conseguenze sull’economia europea. L’azione politica sarà forte, tenendo conto che a luglio i tassi, dopo dieci anni, sono stati riportati a zero. Con un aumento di mezzo punto.
Lo stesso che ci si aspettava prima di Jackson Hole. Diversi esperti ora, più o meno pubblicamente, si aspettano che il rialzo possa essere di 75 punti base. Una nuova stretta la cui utilità è indubbia. Queste piccole indiscrezioni, tra l’altro, sono di pubblico dominio anche per testare le eventuali reazioni dei mercati.
A prescindere da tutto, sono concordi tutti che le banche centrali debbano agire in modo determinato per combattere l’inflazione. Senza farsi bloccare dal fatto che la disoccupazione possa crescere o la crescita scendere.
Bce davanti a due strade
Davanti a una simile situazione sono due le strade da intraprendere contro l’inflazione alta: muoversi con cautela ignorando le potenzialità della politica monetaria o fare l’opposto. Ovvero essere determinati e usare invece la stessa come strumento importante per gestire gli shock dell’offerta.
Quest’ultima eventualità sarebbe la migliore per evitare conseguenze troppo pesanti a livello economico. E la più efficace per via della incertezza legata all’inflazione e della necessità di mantenere alta la credibilità della Bce. E anche dei possibili costi da affrontare in futuro. Soprattutto per quel che concerne la fiducia nelle banche centrali è necessario muoversi in tal senso. Non deve radicalizzarsi nella mente degli investitori la possibilità di una inflazione troppo alta sul lungo periodo.
La Bce ha spiegato che se necessario alzerà i tassi anche oltre la normalizzazione. E questo perché riportare l’inflazione a quel 2% in grado di favorire l’economia è basilare. Costi quel che costi per non pagare una eccessiva lentezza in futuro.