Quello della pasta è uno degli aumenti che più fanno discutere la popolazione, portando a un confronto importante tra le parti coinvolte. Il consumatore si lamenta e lo stesso fa il produttore, ma per ragioni differenti.
Prezzo della pasta più alto tra gli alimentari
Il dato è di quelli che fanno riflettere: il prezzo della pasta alla produzione è cresciuto dell’8,4% in un anno, al pari dell’indice dell’inflazione medio. Ma sul consumatore tutto ciò pesa il 16,5% in più. È normale quindi che nonostante si parli di un’eccellenza del made in Italy e che viene esportato continuamente, La pasta risulti un motivo di discussione A livello economico.
Soprattutto perché il 16,5% in più che viene pagato per la pasta supera addirittura la media totale dei prodotti alimentari. Il quale ha come incremento generale il 15%. Insomma, la pasta costa di più di tutto il resto per quel che concerne i beni alimentari.
Ed è necessario specificare una cosa per comprendere perché ci sia stato e ci sia ancora questo picco. La pasta che troviamo adesso nei supermercati è stata prodotta mesi fa con grano duro comprato con quelle che erano le quotazioni del periodo di crisi legato alla guerra. Costi ai quali bisogna aggiungere quelli della carta e della plastica per il packaging e della logistica, influenzati da quel particolare periodo economico.
Il rialzo del prezzo della pasta ha portato alla richiesta di riunione da parte della Commissione di allerta rapida legata al ministero delle Imprese e del made in Italy per discutere del problema. Per volontà del Garante della sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo e del ministro Adolfo Urso.
Protesta l’Unione Italiana Food
L’intenzione è quella, ovviamente, di tutelare i consumatori. L’Unione Italiana Food sottolinea che si tratta di un rincaro più basso rispetto ad altri e in linea col costo dell’inflazione. E di come dalle indagini sia emerso comunque che non vi sia nessun fenomeno speculativo illecito in atto. L’associazione ha evidenziato che questo comportamento, da parte dell’Esecutivo, funziona come una propaganda negativa nei confronti del prodotto e del settore.
Per quanto sia comprensibile questa posizione è evidente comunque che i supermercati in generale non recepiscano Il cambiamento nella situazione e i prezzi continuano a rimanere alti come nei mesi scorsi. Nonostante la differenza nel prezzo del grano pari a quasi 600 euro a tonnellata, all’inizio del 2022 è attualmente tra i 350 e i 380 euro a tonnellata.
Da qualsiasi punto venga vista la situazione, pur comprendendo la posizione dei produttori, rimane il fatto che i prezzi continuano a rimanere alti. Con tutto ciò che ne consegue per coloro che vanno a fare la spesa e si trovano ancora una capacità di questa praticamente dimezzata.