Recessione, ora è l’Europa a rischiare? Per diverso tempo il pensiero comune è stato quello che sarebbero stati gli Stati Uniti a cadere in questo baratro. La Fed muovendosi bene ha allontanato lo spettro. Cosa accadrà ora?
Non più rischio di recessione negli Stati Uniti
I dati arrivati nelle ultime settimane confermano come per gli Stati Uniti potrebbe presentarsi, sebbene più bassa rispetto alle aspettative, una crescita non inflazionistica. Avente comunque un aumento della produttività e un’occupazione piena. In Europa, invece, rimangono elevati sia il rischio di una crescita più bassa, sia quello di stagnazione o recessione.
La Fed ha tagliato i tassi dello 0,5% dando il via in questo modo a un percorso di discesa del costo del denaro. Creando la giusta aspettativa per tagli ulteriori. I dati hanno consentito al presidente Jerome Powell di dichiarare come la lotta all’inflazione sia stata vinta e che non sia più un obiettivo per la Banca centrale.
Ufficialmente non vi sarebbero più rischi di recessione. E le dichiarazioni del presidente Powell sono più importanti di quel che sembra. Questo perché prima di tutto è stato sottolineato come la politica monetaria smette ora, per gli Stati Uniti, di essere dipendente dai dati. Si trasforma quindi in proattiva, dando modo alla Fed di muoversi in anticipo.
Rendendo al contempo l’inflazione non più un obiettivo anche se più alta al 2%, visto che il suo andamento consente di guardare alle sue dinamiche future. I tassi vengono quindi abbassati non perché si ha paura della recessione, ma perché rispetto alla piena occupazione di lungo periodo risultano troppo alti.
La politica restrittiva è venuta meno perché sono stati ripristinati i giusti equilibri per quel che concerne l’offerta di servizi e beni, rendendo meno importante il bisogno di severità sul lato della domanda. Ora, per quel che riguarda gli Stati Uniti, si pensa principalmente a quello che potrà essere il valore del tasso neutrale. Ovvero quello che dovrebbe rimanere una volta che verranno ripristinate la crescita e la stabilità dei prezzi.
Cosa succede in Europa
Questo scenario è chiamato tecnicamente soft landing, ovvero una crescita sempre inferiore alle tendenze ma non inflazionistica ottenuta grazie alla crescita dei consumi delle famiglie superiori al reddito disponibile. E quindi simbolo di fiducia rispetto al futuro.
In Europa lo scenario è differente. E per l’Eurozona si prospetta la possibilità di una recessione. Teoricamente l’inflazione è già sotto al 2% in Germania in Francia, ma per la BCE vi è ancora bisogno di monitorare i dati prima di tagliare ulteriormente i tassi di interesse. Soprattutto per via del dato relativo alla crescita dei salari.
Anche per quel che riguarda la BCE non si è a conoscenza di quello che viene considerato il tasso neutrale al quale fare riferimento. In Europa la recessione è più vicina anche per via di ciò che è successo in Germania. Sapranno i paesi dell’Eurozona a reagire al meglio?