Moda in crisi, ecco i cambiamenti richiesti

Il settore della moda è in crisi. Non è una novità che il mercato stia rallentando dopo anni di crescita e che le stime per questo 2024 parlano di una flessione pari a circa il 3,5%.

Moda in crisi, cosa fare

Non è un crollo incolmabile nei prossimi anni, ma è sempre qualcosa che incide in modo importante. Uno dei più grandi punti deboli in questi ultimi mesi è stato rappresentato dal calo dei guadagni sul mercato cinese. Per anni questo infatti è stato in grado di trainare i consumi nel settore della moda. Detto ciò, la necessità maggiore è quella di mettere subito un freno al calo, lavorando su ciò che non va. E come spiegato dagli esperti presenti all’apertura del Milano Fashion Global Summit, vi è necessità di muoversi e in fretta. Ragionando sull’utilizzo delle nuove tecnologie, l’evoluzione del made in Italy e le sfide di filiera.

Perché sì, con i suoi marchi di lusso e il suo “portafoglio” di aziende, senza dubbio il nostro Paese è quello che figura tra i più colpiti da questo cambiamento in negativo del mercato. È comunque palese che negli ultimi tre anni la crescita sia stata sostenuta e importante.

È possibile prevedere come questo periodo difficile potrà coinvolgere anche il 2025. Gli esperti del settore moda spiegano che primi cenni di nuova crescita vi saranno solo nella seconda metà del 2025. Per poi continuare con una “ripartenza decisa nel 2026”. Come spiega infatti Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana, ci si aspetta una  risalita fra due anni. Trainata principalmente dalla affacciarsi di nuovi mercati.

Occuparsi degli artigiani e delle persone

Ragione per la quale, nel corso di questa importante crisi del settore moda è necessario salvaguardare i posti di lavoro e non perdere pezzi della filiera. Nel corso del summit ovviamente sono state espresse anche delle richieste, come quella di poter accedere, da parte della filiera della moda italiana alla cassa integrazione ordinaria.

Un’altra richiesta ha riguardato la valorizzazione dell’artigianato e delle piccole realtà di questa tipologia, attraverso investimenti in centri di formazione e comunicazione. È un dato di fatto che i piccoli artigiani facciano più fatica delle grandi aziende a superare i periodi di crisi. E questo è valido anche nel settore della moda dove, ad alti livelli, sono sì i brand più conosciuti e di lusso a lavorare ma anche gli artigiani di specifici materiali.

Più in generale però si è parlato di come si necessiterebbe avere intelligenza artigianale. E questo il termine coniato da Diego della Valle, presidente di Tod’s, che ha spiegato come sia necessario per i marchi di lusso mettere nuovamente al centro dello spirito aziendale l’interesse delle persone.