Aiutare la ripresa del settore automotive suggerendo una conversione in industria nel ramo della Difesa. Promettendo in tal senso dei fondi.
Settore automotive e possibili cambi di rotta
E questa la proposta del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso. La quale segue una proposta analoga di diverse settimane fa da parte del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. E per quanto dati i tempi attuali l’idea possa essere ipoteticamente non del tutto sbagliata, appare perlomeno poco coerente cercare di risolvere i problemi del settore automotive con un cambio così drastico di rotta.
Le parti sindacali si dividono in possibilisti come la Fim, ormai ideologicamente abbastanza vicina all’attuale Esecutivo e in contrari come la Fiom che definisce la proposta assurda. È importante comprendere che il settore dell’automotive al momento non viva una particolare età dell’oro. Lo abbiamo visto con Stellantis e con le varie industrie che producono componentistica auto.
La transazione verso l’elettrico potrebbe essere gestita meglio e di queste problematiche il settore automotive ne risente particolarmente. Sembra però assurdo, comunque, proporre una simile conversione in questo momento.
È impossibile non sottolineare come anche un atto di questo genere non sarebbe a costo zero e con molta probabilità gli incentivi insufficienti. “Incentiviamo”, ha sottolineato, “le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita”. E quindi, ha spiegato “come la difesa, l’aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza”.
Transizione non semplice a prescindere
Una soluzione per il settore dell’automotive che è più semplice a dirsi che a farsi, in realtà. E che occorrendo nel giorno in cui si è svolto il tavolo di confronto per il settore lascia comunque un po’ interdetti gli interlocutori. È innegabile che al momento quello della difesa, in particolare, sia un comparto in forte espansione e dall’alto guadagno.
Anche il piano RearmEU ci mette del suo per sostenere questo assunto. E una certa riconversione industriale potrebbe essere necessaria. Ma la situazione dovrebbe essere maggiormente monitorata e analizzata prima di muoversi in tal senso. Anche a voler metter da parte e non sarebbe giusto il discorso etico, rimane comunque non semplice affrontare la questione dal punto di vista industriale e occupazionale. Ragione per la quale sia Fiom che Uilm sono contrari a questa proposta.
Tra l’altro la crisi del settore automotive sta avvenendo in questo momento. Eppur ascoltando la proposta sono diverse le realtà industriali che non si trovano d’accordo con quest’ultima. Proprio per un discorso di fattibilità che non garantirebbe la chiusura di questa crisi che ormai va avanti da tempo.