La Cina , che teme gli effetti devastanti di questa crisi sul suo export, che per la prima volta dopo dieci anni sta segnando tassi di crescita inferiori al previsto, cerca di combatterla con tutte le armi a sua disposizione. Dopo aver promosso una politica di grossi aiuti statali per le sue imprese e per rilanciare le grandi opere infrastrutturali del paese, adesso sembra voglia aiutare anche le economie dei paesi vicini, colpiti più duramente dalla crisi economica. Oggi infatti il Governo di Pechino ha annunciato che andrà incontro alle richieste di aiuto arrivate da Taiwan, suo rivale politico storico. I rapporti tra Cina e Taiwan, separati dalla fine della guerra civile cinese nel 1949, sono però migliorati da quando a maggio si è insediato il presidente taiwanese Ma Ying-jeou. Lunedì scorso le due parti hanno aperto le tratte a voli passeggeri quotidiani, nuove rotte marittime e collegamenti postali per la prima volta in 60 anni.
Capiamo le difficoltà che sta affrontando Taiwan e speriamo sinceramente di poter cooperare per superare la crisi finanziaria internazionale,
ha detto Jia Qinglin, il quarto più importante leader del partito comunista cinese al governo. Jia ha aggiunto che Pechino ha intenzione di rendere più facile per le società taiwanesi fare affari e investire in Cina, aiutandole ad ottenere finanziamenti e cooperando per sviluppare tecnologie in settori come l’elettronica, la protezione dell’ambiente e nuove forme di energia. La Cina spera che Taiwan rimuova le restrizioni sulle importazioni di merci cinesi e consenta alle società cinesi di partecipare ai progetti per le grosse infrastrutture sull’isola, ha sottolineato Jia, senza però fornire concreti dettagli sul piano cinese di assistenza economica. Queste mosse oltre che ad essere volte a migliorare la cattiva stampa che circonda il grande paese asiatico, mira a migliorare anche il clima economico che sta mettendo le ex tigri asiatiche di fronte ad una crisi che potrebbe travolgerle, con gravi ripercussioni su tutta l’area asiatica.