Spinta dalla crisi Fiat, come il resto dell’industria dell’automobile, sarà costretta ad una ristrutturazione radicale che ne cambierà i connotati. Per tornare a generare valore dovrà ridurre i costi e spingere a fondo sull’innovazione. L’auto del futuro dovrà costare meno ed avere sempre maggiore efficienza sia dal punto di vista dei consumi che da quelli della resa su strada. Questo comporterà perciò un profondo e radicale cambiamento in quello che è stata l’organizzazione dell’industria dell’auto fino ad ora. Questo almeno è quanto pensano il suo amministratore delegato Marchionne e gran parte degli esperti del settore. La situazione disastrosa in cui versano Gm e Chrysler in America, ha dimostrato come la politica dei grandi suv onnivori di energia portata avanti dai colossi di Detroit per anni e le loro grandiosi politiche di sviluppo di macchine sempre più potenti ed ingombranti è fallita miseramente.
Ma anche in Europa ed Asia il settore auto deve pensare ad una profonda e radicale ristrutturazione della propria macchina produttiva, che deve partire da una politica di alleanze e di joint venture per ridurre i costi e migliorare l’efficienza produttiva. Storicamente l’industria mondiale dell’auto si è sviluppata su un modello di integrazione verticale del ciclo produttivo e per aggregazioni che hanno accorpato le diverse aziende preesistenti. Nello schema invece pensato dall’ ad Fiat Marchionne, l’ottimizzazione dei volumi va ricercata in senso orizzontale, sui prodotti o sui segmenti di gamma. Ecco perchè molti sostengono che Fiat comincerà tutta una serie di sinergie con produttori anche di singoli comparti della macchina produttiva e non solo con un altro player globale del settore, come da tempo si vocifera. Mentre infatti, secondo i bene informati, proseguirebbero in gran segreto le trattative per un accordo con Bmw, non sono da escludere anche altri accordi di partnership con produttori di componentistica per esempio in un ottica di miglioramento del prodotto. D’altra parte Fiat già ora conta su accordi commerciali e di partnership con Psa, l’indiana Tata e con Ford, tutti accordi promossi sotto la gestione Marchionne, che non a caso da tempo preconizza un futuro con al massimo 6 o 7 player sul mercato e Fiat vuole essere, in qualche modo, uno di questi.
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