La Cina dovrebbe guidare in maniera attiva il tasso di cambio dello yuan, la moneta nazionale dello stato asiatico, fino a quota 6,93 nei confronti del dollaro, al fine di mantenere su buoni livelli la crescita economica e sostenere l’occupazione, secondo quanto rivelato dall’istituto di ricerca del Ministero delle Finanze cinese. Il governo della nazione asiatica dovrebbe inoltre provvedere ad aumentare gli acquisti di beni provenienti dall’estero e fornire maggior sostegno alle riserve energetiche, in modo da compensare le pressioni che vengono dai rialzi continui della moneta. La crescita dei costi del lavoro e il rafforzamento dello yuan hanno infatti portato al rallentamento delle spedizioni oltreoceano di prodotti tessili, giochi e macchinari cinesi, dato che la domanda di tali beni è stata indebolita dalla recessione globale.
La People’s Bank of China ha intenzione di evitare i grossi spostamenti nell’andamento dello yuan e, come ha anche affermato il governatore Zhou Xiaochuan, la crisi finanziaria globale potrebbe rappresentare una delle chiavi fondamentali della politica valutaria. Li Wei, analista economico presso la Standard Chartered Bank Plc di Shanghai, ha così commentato la situazione:
I deprezzamenti nella valuta possono essere di ausilio nelle condizioni attuali. Il rallentamento nelle esportazioni è dovuto principalmente alla domanda debole.
Si prevede che la terza maggior economia mondiale continuerà a rallentare anche nel primo semestre del 2009: secondo il Ministero delle Finanze, la crescita si stabilizzerà successivamente a tale periodo, grazie soprattutto alle misure di sostegno economico apportate dal governo.
Tra l’altro, la Cina aveva annunciato lo scorso novembre un piano di spesa da 4 trilioni di yuan (585 miliardi di dollari) per favorire la crescita del paese. Probabilmente, la banca centrale cinese continuerà a tagliare i tassi praticati sui prestiti in maniera consistente nel primo semestre di quest’anno per dare respiro ai mercati valutari: in questo caso sarebbe la quinta volta dal mese di settembre che la nazione asiatica taglia i tassi.
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