Per Alitalia, si sa, si avvicina il commissariamento e con questa possibilità si sono di conseguenza palesati i vari tira e molla sulle colpe e gli errori fatti. In tal senso, tra le tante voci emerse, quella del ministro Carlo Calenda che ha chiamato in causa i manager è risultata più forte delle altre.
Il risultato del referendum dei lavoratori è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di Alitalia, questo è senza ombra di dubbio vero ma non si può non pensare come, se si è giunti a questo punto, buona parte delle colpe siano anche da ascrivere ad una politica aziendale e manageriale non abbastanza competitiva che avrebbe dovuto prendere, nel rispetto dei contratti sottoscritti con i lavoratori alcune decisioni più nette in passato.
Intanto l’assemblea degli azionisti di Alitalia domani accetterà la proposta di amministrazione straordinaria controllata del cda della compagnia: non vi è altro sbocco al momento, con la mancanza da parte del governo di una possibile nazionalizzazione e con il prestito ponte già assicurato e accettato dall’Europa. Il Governo non dovrà quindi fare altro che nominare il commissario e affidarsi allo stesso per ciò che concerne la “liquidazione”.
Il punto è che, volendo tralasciare i tira e molla tra Matteo Renzi e M5S sul differente modo di gestire il tutto, l’Italia non può permettersi comunque una bancarotta della compagnia, dato che la stessa influirebbe in modo netto anche sul prodotto interno lordo e l’economia italiana. Ecco quindi che una soluzione ottimale deve essere trovata e deve essere trovata in fretta.