Alitalia: nazionalizazzione si o no? Assurdo che questa sia una domanda che potenziali investitori ed interessati debbano porsi ancora una volta dopo tutte le risorse pubbliche sprecate. Nonostante il referendum e le leggi pre-esistenti, il rischio è che sia il cittadino a dover pagare.
Il ministro delle Infrastutture Danilo Toninelli al momento nega la possibilità, ma analizzando le sue parole e la situazione sembra che in realtà la questione sia più aperta che chiusa. Il suo riferimento al “51% di Alitalia in capo all’Italia“, nonostante le smentite infatti, sembra proprio indicare che il Governo abbia intenzione di nazionalizzare nuovamente la compagnia. E se non è così di chi si parla, di privati investitori? Si sa benissimo che non vi sono cordate italiane interessate da diversi anni e quelle che lo erano ai tempi di Silvio Berlusconi primo ministro se la diedero non elegantemente a gambe con un nulla di fatto.
Cosa abbiamo oggi? Tre proposte di acquisto e tutte straniere che aspettano di capire, con pazienza, se possono fare propria Alitalia per i loro scopi. Il punto è uno: la politica sta influendo e molto sull’andamento della compravendita portando a complicare la situazione piuttosto che a migliorarla. Basti pensare all’offerta di Lufthansa, frenata essenzialmente per via di problemi di campagna elettorale.
Cosa rimane e cosa probabilmente avverrà se si continua così, assicurandosi in questo caso la partecipazione al 49% di Easyjet? E’ presto detto: una nazionalizzazione che passa presso Cassa Depositi e Prestiti che necessita però per suo statuto, va ricordato, di investire solo in società in positivo. Potrebbe riaprirsi l’idea Alitalia-Fs? Non ci resta che attendere.