E’ inutile negarlo: i tempi per un salvataggio di Alitalia si fanno sempre più stretti. Non si può infatti notare non solo che l’accordo con i sindacati relativamente al rinnovo del contratto sia arrivato all’ultimo momento ma anche che molto, se non tutto, sta diventando legato strettamente al piano industriale di prossima uscita.
Lo ha ribadito qualche tempo fa anche l’amministratore delegato Cramer Ball: entro domani lo stesso dovrà essere reso noto, con tutte le correzioni del caso. Per quanto le tempistiche ancora non siano state definite la clessidra core e di tempo ne rimane davvero poco per salvare la compagnia. Alitalia potrebbe riprendersi “da sola” ma la spending review o taglio dei costi che la si voglia chiamare, supererebbe e di molto i 200 milioni di euro l’anno di risparmio base da raggiungere.
La possibilità di rivendere in grande i conti rimane comunque però sul tavolo seguita dagli advisor di Alitalia Roland Berger e Kpmg. Nonostante le difficoltà nel riuscire a rendere questi risparmi effettivi. Per il resto il piano industriale dovrebbe contenere:
- rinegoziazione della joint venture transatlantica
- due diversi modelli di business (uno per il lungo raggio ed uno “ibrido” sul breve e medio raggio)
- aumento dei ricavi delle vendite a bordo
- tra i 1600 ed i 2000 esuberi.
Non sarà facile, soprattutto per ciò che riguarda i dipendenti: l’azienda dovrà muoversi con cautela ma efficacia, anche al fine di non trovarsi veti o difficoltà da parte del Governo che sta seguendo con attenzione quella che è la situazione dei lavoratori in merito.