Alitalia potrebbe migrare verso le Ferrovie dello Stato. A lanciare l’indiscrezione qualche giorno fa era stato Massimo Mucchetti, sulle pagine de Il Corriere della Sera, secondo cui il capolinea di Alitalia dovrebbe coincidere non tanto con il presunto investimento da parte della Cassa depositi e prestiti, quanto invece le Ferrovie dello Stato. Ma cosa c’è di vero? E che cosa potrebbe accadere agli investitori Alitalia e, soprattutto, al sistema capitalistico italiano se questa operazione venisse realmente realizzata?
Anzitutto, come abbiamo avuto modo di sottolineare, il 12 gennaio scade il vincolo del lock up e, pertanto, i 20 industriali italiani che avevano investito nella società nel 2008, potranno finalmente cedere le loro azioni Alitalia. A questo punto viene da domandarsi chi potrebbe essere interessato a comprare le quote, e chi potrebbe partecipare a una operazione di ripatrimonializzazione (vedi anche Windjet accusa Alitalia di concorrenza sleale).
È a questo punto che spunta il nome di Ferrovie dello Stato, con il presidente della compagnia aerea, Roberto Colaninno, che qualche giorno fa ha ribadito di escludere che l’ingegner Mauro Moretti sia “non interessato” ad Alitalia. “Nei mesi scorsi” – riassumeva il giornalista del Corriere – “prevedendo esattamente dove sarebbe arrivata Alitalia, Moretti non nascondeva il suo pensiero: la compagnia può sopravvivere a condizione di cambiare radicalmente il modello industriale; la finanza viene dopo. Dove c’è l’alta velocità, Alitalia si ritira. Anche dalla Roma-Milano. Le altre rotte, se interessanti, vanno affidate in gestione a vettori low cost trattenendo in capo alla compagnia le funzioni commerciali e strategiche. La flotta di Alitalia va quindi riallocata sul medio raggio tra grandi poli metropolitani, per esempio Napoli-Parigi, e soprattutto sul lungo raggio verso il Medio e l’Estremo Oriente, le aree del mondo a maggior sviluppo. L’intera catena logistica va quindi ridisegnata, sviluppando le stazioni ferroviarie e gli aeroporti intercontinentali con collegamenti assai più rapidi e comodi di quelli attuali. Si tratta di investimenti che Fs può trovare convenienti avendo una forte partecipazione e adeguate funzioni d’indirizzo e controllo nella compagnia aerea, mentre oggi c’è un’Alitalia zoppicante che cerca accordi con la fragile Ntv, partecipata dalle ferrovie statali francesi che fanno ostruzione ai progetti di sviluppo delle ferrovie statali italiane in Francia. Tra i soci di Alitalia, che fin d’ora appoggerebbero con entusiasmo la «carta Moretti», in prima fila figurano i Benetton, azionisti di Fiumicino e, con Fs, di Grandi Stazioni”.
Ad ogni modo, l’intervento delle Ferrovie, prosegue il quotidiano, sembra essere subordinato alla necessità di effettuare un intervento di più ampio respiro sull’intera galassia Fs, e ottenere altresì un’intesa con il partner Air France – ritenuto a questo punto indispensabile (vedi anche Alitalia blocca piano esuberi).