Alitalia: vince il no. I lavoratori hanno deciso e con questa mossa hanno quasi sicuramente portato l’azienda verso il commissariamento: percentuali del 67% contro il 33% non lasciano molto spazio a trattative ulteriori. In questo modo il piano quinquennale di recupero messo a punto non avrà luogo.
Da qualsiasi punto di vista si guardino gli avvenimenti è palese che non sia stata una delle mosse più savie da parte dei lavoratori quella di rifiutare un accordo che senza dubbio avrebbe consentito alla compagnia aerea di rimettersi in carreggiata al meglio possibile evitando le conseguenze che già dal consiglio di amministrazione previsto per oggi potrebbe palesarsi. Da quanto si apprende è il personale di volo ad aver maggiormente optato per il no, non accettando con facilità i cambiamenti previsti dal piano aziendale.
Ci si aspettava forse che il Governo rendesse possibile una nazionalizzazione della compagnia aerea una volta visti i risultati? Purtroppo per chi credeva in questo, spazio per tale opzione non esiste. In una nota congiunta il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio ed il ministro del Lavoro Giuliano Poletti hanno infatti dichiarato:
[Esprimiamo] Rammarico e sconcerto per l’esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia. A questo punto l’obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori.
Con l’arrivo di un commissario la liquidazione di Alitalia è praticamente assicurata nel giro di sei mesi a prescindere dalle reazioni post voto dei sindacati che sembrano, in alcuni casi, non rendersi conto della gravità della situazione.