Ita può finalmente completare la fusione con il vettore tedesco Lufthansa grazie al via libera dell’Antitrust europeo. L’accordo, molto sudato soprattutto negli ultimi mesi, potrà concludersi.
Ita può tirare un sospiro di sollievo
Con tutte le conseguenze del caso. Nello specifico Ita cederà il 41% del suo capitale a Lufthansa. Dal punto di vista economico si tratta di una operazione che di certo porterà benessere a Ita, soprattutto in virtù poi di una maggiore cessione di capitale in futuro.
D’altra parte, però, non si può fare a meno di sottolineare come in questo modo si concluda una storia pluridecennale come quella del vettore italiano. Effettivamente la compagnia di bandiera come strettamente intesa non esiste più. E sebbene adesso il Governo parli di un “grande successo italiano, tedesco europeo”, è impossibile dimenticare quando gli stessi che hanno venduto Ita Airways ai teutonici tuonavano contro una sua svendita durante il governo Draghi. È possibile fare anche un ulteriore salto indietro quando Prodi era pronto a venderla ad Air France per oltre 1,4 miliardi di euro. E Berlusconi si oppose.
Ma è inutile piangere sul latte versato e soprattutto sui soldi dei cittadini versati per mantenere a galla l’ex Alitalia. La fusione con Lufthansa darà modo comunque non solo al vettore di ampliare i propri investimenti e il proprio raggio di azione ma anche con il tempo ai cittadini di poter contare su più tratte a prezzi vantaggiosi.
Dobbiamo ricordare che Ita è stata fondata nel novembre del 2020 e che al momento conta su 4860 dipendenti. Attualmente sono 69 le destinazioni servite. Prima della chiusura contrattuale con Lufthansa, Ita era al lavoro con la cordata sostenuta da Certares: una possibilità divenuta non più praticabile con l’arrivo del nuovo Esecutivo.
Il lungo corteggiamento di Lufthansa
Lufthansa corteggiava Ita Airways dai tempi in cui era Alitalia. Ma ha sempre sottolineato la necessità di avere a che fare con una compagnia più snella rispetto a quella precedente, al fine di poterla risanare e renderla più produttiva al pari delle altre sue collegate. Dal momento della sua fondazione il 16 settembre del 1946, Alitalia (ora Ita) ne ha passate davvero delle belle.
I primi problemi iniziarono negli anni ’70, un po’ grazie al giusto lavoro dei sindacati e un po’ per via della difficoltà della compagnia nel seguire le richieste del mercato. Ma è con gli anni ’90 che si va a complicare tutto. E, nonostante diverse strade di partenariato trovate, Alitalia non è mai riuscita attirarsi su. Bruciando soldi statali.
Il 2017, seppur in negativo, è l’anno della svolta. Alitalia viene infatti messa in amministrazione straordinaria e da quel momento si è sempre cercato di trovare una soluzione. I possibili partner per la sua acquisizione si sono avvicendati, tra cedimenti e ritorni, fino ad arrivare a oggi. Dove Lufthansa è riuscita nello scopo che da anni si era prefissata.