Il Mercato azionario Italiano (che, non ci stuferemo mai di ricordare, è stato comprato dalla Borsa di Londra) con sede “storica” a Milano, se confrontato con il resto delle Piazze Europee risulta essere niente di più che un “mercatino” visti i volumi in gioco. Un confronto ad esempio con il Dax30, oppure il CAC40 francese sia come orari di apertura (per quanto riguarda i derivati) sia per quanto riguarda i volumi di scambio e le proposte sul book fa’ emergere la situazione estremamente precaria ed il disinteresse generale (e storico) verso Milano.
In sostanza quindi i movimenti di Piazza Affari, si al rialzo, sia al ribasso, sono al 90% correlati con il resto dell’Europa (che fa’ comunque riferimento al Dax30) e non frutto di situazioni particolari, a meno di non rientrare in quel 10% di movimenti assolutamente Italiani.
Al momento il mercato cede circa il 3% sull’eventuale reazione degli investitori alle dimissioni programmate del Premier Italiano che, anche se non sono state viste di buon occhio all’estero, non influenzano i mercati ed il Mib continua a seguire fedelmente l’andamento del Dax tedesco e dell’Eurostoxx. Tutte le blue-chips sono in territorio negativo, con Pirelli vicinissima alla parità anche se la sua posizione non permette certo di dire che si tratta di una tenuta fondamentale; abbiamo Mediaset e Lottomatica che cedono oltre l’8%, a seguire Unicredit e Banco Popolare di Milano che cedono circa il 6% mentre Intesa SanPaolo, Enel Atlantia e Fiat Industrial oscillano intorno al 5%.
Inutile quindi ribadire che le aspettative ribassiste che introduce questo secondo ciclo a due giorni che sta chiudendo a formare un doppio minimo con la sua apertura sono estese a tutta l’Eurozona e probabilmente anche oltre oceano, se non fosse che il Dow Jones, per assurdo, vanta una situazione tecnica migliore che potrebbe portare ad una tenuta in caso di ribasso.