Continua il calo del peso messicano: la banca centrale del paese americano sta cercando di favorire la domanda della valuta

 Il peso messicano, la valuta del paese centro-americano, ha subito una brusca perdita per il secondo giorno di fila, dopo che gli investitori hanno attribuito un peso sempre maggiore al declino dei tassi valutari di mercato e ai rialzi dei prezzi del petrolio. Nel dettaglio, il peso si è indebolito di circa 0,7 punti percentuali, raggiungendo in tal modo quota 12,9683 pesos per un dollaro (sette giorni fa tale quota era pari a 12,8760). Win Thin, stratega valutario statunitense, ha commentato la situazione della valuta messicana:

Il mercato è ancora in ansia per i rischi di recessione globale. Paesi come il Messico, i quail sono strettamente legati all’economia degli Stati Uniti, o i paesi dell’Asia, fortemente dipendenti  dalle esportazioni, rimarranno deboli ancora a lungo. Lo scenario è negativo.

 

Nell’ultimo mese la valuta centro-americana ha perso ben 17,8 punti percentuali nei confronti del dollaro ed è in calo anche nei riguardi di 15 delle 16 valute più scambiate. L’unica unità monetaria che ha perso nei confronti del peso è stato il rand del Sudafrica. Come detto, il rallentamento dell’economia statunitense e la crisi del credito sono i maggiori indiziati per spiegare il calo del peso messicano. Gli investitori hanno tirato fuori il denaro dal sistema monetario del Messico e di altri mercati emergenti, al fine di ricercare mercati più sicuri e flessibili alle loro esigenze.

 

Pronto un prestito di 1,5 miliardi di dollari per Citic Pacific, in calo dopo alcune scommesse valutarie non autorizzate

 Larry Yung, portavoce di Citic Pacific Ltd., la società cinese attiva nell’ambito delle infrastrutture, volerà nei prossimi giorni a Pechino per ottenere un prestito di 1,5 miliardi di dollari, dopo aver previsto perdite per 15,5 miliardi di dollari di Hong Kong (2 miliardi di dollari) causate da scommesse valutarie non autorizzate. Citic Pacific è l’unità di Citic Group, la maggiore compagnia d’investimento della Cina posseduta dallo stato asiatico: quest’ultima ha circa 9 miliardi di dollari di Hong Kong in denaro e facilitazioni di prestito, secondo quanto affermato dal suo direttore gestionale, Henry Fan, che però non ha indicato a quanto ammonta il suo debito.

 

Citic Group deve infatti far fronte a un debito netto di 31 miliardi di dollari di Hong Kong. La “scommessa” di Citic Pacific riguardo al fatto che il dollaro australiano accrescerà le perdite contratte dopo il declino della valuta di ben 30 punti percentuali nei confronti del dollaro statunitense. La perdita in questione sarà maggiore di quasi quattro volte rispetto al costo di 550 milioni di dollari della China Aviation Oil Corp., società di Singapore, sostenuto nel 2004. Kevin Luo, analista economico cinese, ha così commentato la notizia:

La vicenda in questione potrebbe scatenare l’azione dei prestatori, che chiederebbero alla società di pagare anticipatamente altri prestiti. Citic Pacific potrebbe chiudere l’80% della sua posizione finanziaria, indicando uscite di denaro pari a 12 miliardi di dollari di Hong Kong.

 

La crisi finanziaria non sfiora PetroChina: la compagnia petrolifera asiatica acquisirà gli asset delle società più deboli

 PetroChina Co., la maggior azienda asiatica nell’ambito della produzione petrolifera, potrebbe acquistare le partecipazioni delle società energetiche rese vulnerabili dalla crisi creditizia, per poter espandere la propria produzione e venire incontro alla crescente domanda di carburante in Cina: è quanto affermato dal portavoce della società, Jiang Jiemin. PetroChina sta anche studiando la possibilità di acquisire finanziariamente le risorse delle compagnie più in affanno.

 

Le compagnie petrolifere della Cina hanno ripreso la loro ricerca di risorse globali, dopo un vuoto di due anni causato dalla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione e dalla caduta dei prezzi dei beni da vendere nei mercati azionari. Le società più potenti stanno anche tentando di vendere gli asset per poter attenuare il peso del loro debito ed evitare i rischi di rifinanziamento. Lo stesso Jiang ha così commentato:

Stiamo studiando la situazione operativa di alcune compagnie internazionali, tra cui le società energetiche nel mercato dei capitali e non rinunceremo a nessuna opportunità.

L’indice asiatico MSCI AC Asia Pacific Energy ha perso circa il 55% quest’anno, percentuale nettamente superiore al 38% di caduta dell’MSCI World Index.

 

Ancora segnali positivi per il Dow Jones Industrial Average

 Nel precedente articolo dedicato al Dow Jones si parlava di quanto fosse importante aggiornare costantemente le analisi: la volatilità estrema alla quale ci siamo dovuti abituare nell’ultimo periodo rende indispensabile osservare molto da vicino ogni singola giornata di contrattazione per ricavarne tutti gli elementi possibili.
Dopo soli 2 giorni di contrattazione dall’ultima analisi pubblicata, nella quale si ipotizzava una possibile tenuta dei livelli di supporto, assistiamo infatti ad un ulteriore segnale rialzista di notevole importanza: la gia citata Candela Marubozu appare nel grafico giornaliero del DJIA (Dow Jones Industrial Average) nella seduta di Lunedì 20 Ottobre. Ma andiamo con ordine.
Nella giornata di Venerdì 17 Ottobre, ultima seduta dell’ottava passata, le contrattazioni aprono alle 15:30 (ora italiana) a 8975,35 (prezzi molto vicini alla chiusura del giorno prima): successivamente assistiamo ad una forte salita delle quotazioni fino al massimo intraday creato a 9281,12. Da questo livello sono iniziate le prese di profitto degli operatori che hanno spinto l’indice a formare il minimo intraday ben sotto l’apertura della stessa giornata (8718,25). La seduta si è conclusa a 8852,22 formando una candela di colore rosso con l’upper shadow di lunghezza doppia rispetto alla lower shadow. Tale formazione presupponeva una dominanza momentanea dei venditori.

Analisi Tecnica dell’indice S&P 500: attenzione al trading range

 Negli ultimi anni acquista sempre più importanza l’indice S&P 500. Gli operatori concordano nell’affermare la rilevanza di tale indice a livello mondiale, capace di infondere il proprio sentiment anche ai mercati oltreoceano. Mai come ora è quindi necessario tenerlo monitorato per individuare segnali di continuazione o inversione della tendenza, segnali che possono riversarsi anche nelle nostre piazze Europee.

Dal massimo di Ottobre 2007 a 1576,09 è iniziata la correzione ancora in corso fino a 940,55 punti: tale correzione non ha dimostrato fin’ora segnali d’inversione: pertanto nel medio periodo anche su questo indice ogni rialzo è da considerare come nuova occasione di vendita, fino a che non si avranno forti segnali d’inversione.

Proprio nelle ultime sedute però è stato violato un importante supporto, subito recuperato dalle quotazioni: stazioniamo ora intorno a tale livello che acquisisce sempre più importanza. L’alta volatilità ha creato una serie di candele dal body pronunciato che sembrano definire un trading range compreso tra 1046 e 841.

La crisi sta falcidiando l’economia di Hong Kong: nuove sfide all’orizzonte per la città asiatica

 Il segretario finanziario di Hong Kong, John Tsang, ha messo in evidenza che vi saranno ulteriori sfide economiche per la città durante la grave crisi economica di quest’ultimo periodo: tali sfide riguarderanno particolarmente le chiusure delle società e le perdite di investimenti. Lo stesso Tsang è stato molto chiaro al riguardo:

La crisi finanziaria avrà un impatto considerevole sull’economia e gli abitanti di Hong Kong devono dunque essere pronti ad affrontare tale sfida. Nonostante ciò, le unità fondamentali e il sistema della città sono in salute e l’economia è molto forte.

 

I commenti sulla situazione di Hong Kong da parte di Tsang arrivano all’indomani del collasso di tre rivenditori della città cinese in sole due settimane: dato che vi sono condizioni di credito molto ristrette è abbastanza difficile per le società minori rifinanziare il debito. Centinaia di investitori di Hong Kong hanno protestato nelle strade la scorsa settimana per le perdite nei cosiddetti “minibond” garantiti da Lehman Brothers. Tai Lin Radio Service Ltd., la catena di vendita di prodotti elettrici di Hong Kong, che vanta tra l’altro 60 anni di esistenza, è stata costretta a chiudere ieri dopo aver accumulato un debito di ben 100 milioni di dollari di Hong Kong (13 milioni di dollari).

Commodities: situazione grafica interessante per l’olio di semi di soia

 Non sono solo gli indici a perdere terreno nella bufera della crisi economica: ribassi consistenti sono stati registrati anche da altri mercati quali il cambio euro/dollaro, il petrolio e molte commodities. Tra queste ultime l’analisi tecnica mostra una situazione grafica interessante molto particolare per quanto riguarda l’olio di semi di soia (in seguito “soybean”).
Il grafico daily qui proposto è relativo al future sui soybean scambiato nel CBoT.
Il periodo preso in considerazione è l’ultimo anno di contrattazioni. Dal ribasso iniziato il 7 Luglio 2008 si sono delineate due categorie di resistenze segnalate sul grafico: quelle verdi, di importanza e forza maggiore e quelle nere, da considerarsi livelli di secondaria importanza.

Il Pakistan si affida al FMI per sanare il suo debito: imminente l’incontro tra le due parti

 Il Pakistan, ritenuto il paese prestatore più rischioso al mondo, potrebbe cercare l’ausilio del Fondo Monetario Internazionale al fine di evitare il mancato pagamento delle sue obbligazioni debitorie: la notizia è stata annunciata da Shaukat Tarin, consulente finanziario del primo ministro del paese asiatico. La nazione dell’Asia meridionale potrebbe infatti aver bisogno di più di 6 miliardi di dollari per riassestare le sue riserve di valuta, dopo che vi è stata una riduzione del 74% lo scorso anno: per il 2009 è previsto che il Pakistan fronteggerà un debito di 3 miliardi di dollari nei costi dei servizi.

 

Standard & Poor’s ha avanzato dubbi riguardo al fatto che tale debito possa essere pagato e, conseguentemente, ha tagliato il rating di valuta straniera di lungo termine di ben sette livelli. È stato previsto che il paese asiatico potrebbe necessitare di 4,5 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi e sta già lavorando ad alcuni progetti, tra cui quello che prevede la ricerca di prestiti presso la World Bank, la Asian Development Bank e il Department for International Development del Regno Unito.

 

S&P-MIB: si fa strada l’ipotesi di un rialzo importante

 Dopo aver registrato la peggiore seduta settimanale di sempre, l’SPMIB dimostra con l’ultima ottava un primo segnale di tenuta: a livello weekly si è disegnata sul grafico una candela di colore verde con una pronunciata upper shadow: particolarità interessante, è il fatto di essere una candela inside alla precedente. Segno d’indecisione sulla direzione da prendere per le prossime settimane. Il raggiungimento e la tenuta del livello 20420 fanno comunque ipotizzare una ripresa delle quotazioni con un possibile allungo fino ad area 26000: ulteriore elemento a favore di una ripresa almeno parziale è l’RSI in ipervenduto. Nel caso il rally rialzista avrà effettivamente luogo, vi sarà la possibilità di valutare un ingresso di medio periodo su una serie di azioni sottovalutate del paniere in questione (SPMIB): è ancora presto comunque per prendere parte ad investimenti di medio periodo, se non accettando un alto livello di rischio.

È attesa per domani la decisione di Taiwan sui limiti dei movimenti delle quotazioni: il Taiex Index è ancora in calo

 Taiwan annuncerà domani se ha intenzione di conservare uno stretto limite nei movimenti delle quotazioni, dopo che il governo ha avviato la ricerca di misure volte a stabilizzare i mercati durante la crisi finanziaria globale. Le decisioni possibili a questo riguardo sono due: continuare a rafforzare il limite del 3,5% sui prezzi delle azioni a un giorno, oppure andare a ristabilire il precedente tetto del 7%. Gordon Chen, portavoce della Taiwan’s Financial Supervisory Commission, ha annunciato che la decisione finale verrà presa nel tardo pomeriggio di domani (orario di Taipei).

Solamente due giorni fa il governo di Taiwan aveva fatto sapere di voler estendere l’utilizzo del suo National Stabilization Fund per poter sostenere il mercato per almeno un mese. I governi statunitense e inglese stanno attualmente provvedendo ad acquistare le partecipazioni bancarie, garantendo in tal modo i prestiti interbancari e immettendo liquidità nei mercati per evitare il collasso finanziario globale. Altre misure che sono state intraprese dal governo della nazione asiatica riguardano in particolare quello di dare maggiori garanzie per tutti i depositi bancari.

Forex: nuovi target ribassisti di medio periodo per l’Eur/Usd

 Un altro strumento particolarmente studiato negli ultimi anni è sicuramente l’Euro/Dollaro (di seguito Eur/Usd). Dall’inizio del 2007 abbiamo assistito a massimi sempre crescenti fino a raggiungere il top assoluto in area 1,60.
La correzione iniziata da quell’area è in corso tutt’ora e sembra non essere ancora giunta a conclusione: di nuovo troviamo interessante citare una delle regole fondamentali di Mr. Gann, personaggio gia più volte nominato nei precedenti articoli. Egli dava infatti particolare importanza ai doppi, tripli, e quadrupli massimi/minimi. Osservando il grafico daily dell’Eur/Usd sotto proposto, notiamo che nell’anno corrente abbiamo assistito ad un evidentissimo doppio massimo in area 1,60: il primo realizzato il 22 Aprile 2008, il secondo invece in data 15 Luglio 2008. La mancata violazione di tale livello nel periodo postumo alla creazione del doppio massimo ha innescato il ribasso al quale stiamo assistendo. Il primo target naturale posto a 1,4244 è stato ampiamente raggiunto e violato al ribasso in meno di 2 mesi dalla formazione del secondo massimo assoluto. Il rally rialzista che ha avuto luogo in settembre è da considerarsi come rimbalzo tecnico necessario ad allentare l’ipervenduto segnalato dall’RSI.

La scalata del Manchester United verrà rilevata per la vendita: il debito del club calcistico inglese ammonta a 8,8 milioni di sterline

 Il debito utilizzato per finanziare la scalata al Manchester United, il club calcistico inglese detentore della Champions’ League, è stato incluso in una lista di 341 milioni di dollari di rilevamenti per la vendita. Sankaty Advisors LLC, l’unità di investimento della società Bain Capital LLC di Boston, sta vendendo i suoi prestiti, così come annunciato da Standard & Poor’s. I debiti totali del Manchester United ammontano a 8,8 milioni di sterline (15,2 milioni di dollari). I prezzi dei tassi dei prestiti valutati sul grado di investimento che ha finanziato l’acquisizione finanziaria in Europa hanno raggiunto il loro livello più basso a causa della crisi del credito, che sta costringendo gli investitori a “scaricare” gli asset acquistati col denaro prestato.

 

Il Manchester United, il quale è stato acquistato nel 2005 dalla famiglia statunitense Glazer per la cifra di 1,4 miliardi di dollari, ha debiti per circa 660 milioni di sterline. Gunnar Stangl, che è a capo della società di strategie finanziarie tedesca Dresdner Kleinwort, ha così commentato:

Gli acquisti forzati e il fatto che si parli di significativi riscatti nell’industria dell’hedge fund significa che si sta abbattendo il mercato del prestito. I prezzi non si risaliranno subito: non sarei sorpreso se gli acquisti forzati continuassero per il resto dell’anno. Bisogna prepararsi a un lungo periodo di prezzi “depressi”.