I regolamenti bancari prevedono che le concessioni per le licenze siano dettate anche da requisiti di onorabilità dei proprietari, requisiti che Berlusconi, secondo BCE e Banca d’Italia, non avrebbe per via del processo per frode fiscale a carico di Mediaset. Non è così invece per il Consiglio di Stato, che avrebbe bloccato l’iniziale richiesta della banca centrale, che aveva intimato al Cavaliere di scendere dal 30% attualmente detenuto, al 9,99% massimo. Il socio di maggioranza di Berlusconi intanto, la famiglia Doris, si era detta disposta a rilevare le quote del Cavaliere, già ad ottobre, quando Bankitalia aveva dato 18 mesi di tempo per vendere le quote. Il provvedimento era stato impugnato dal Cavaliere, e poi sospeso dal consiglio, ma intanto si è espressa anche la BCE, sulla linea della nostra banca centrale, che oggi ha emanato una seconda richiesta. Si tratterebbe di quote per un valore di circa un miliardo di euro, ma Fininvest andrà fino in fondo pur di non perdere la sua quota capitale, il che significa ricorrere al Tribunale della UE. La vicenda nasce dopo la fusione di Mediolanum con Banca Mediolamum, che ha posto il “nuovo” istituto di credito sotto la vigilanza della banca centrale di Bruxelles. Se Bankitalia dovesse spuntarla, i diritti di voto del Cavaliere sarebbero congelati in attesa della cessione delle azioni.