Nonostante una flebile speranza di rinvio si è verificato quello che tutti gli analisti si aspettavano: Mario Draghi ha confermato la fine del quantitative easing come era stato annunciato precedentemente dalla BCE.
Nessuna sorpresa anche per ciò che riguarda i tassi di interesse: quello principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40% per rimanere in linea con le richieste dei mercati. Tornando al quantitative easing viene confermata in questo modo la fine degli acquisti netti da gennaio: ma attenzione, nonostante la fine dell’acquisto dei titoli di stato i reinvestimenti proseguiranno anche dopo l’avvio del percorso di crescita dei tassi che non dovrebbe avvenire almeno fino all’estate del 2019. E parliamo, per ciò che riguarda l’investimento generale da parte della BCE di ben 2.600 miliardi di euro.
Mario Draghi nel corso della conferenza stampa dedicata è stato molto chiaro: vi è ancora bisogno di uno stimolo monetario per accompagnare il recupero dell’inflazione verso l’obiettivo vicino al 2% che la Bce deve rincorrere. E va sottolineato: in alcuni momenti la ripresa è stata trainata esclusivamente dal quantitative easing. Ciò non toglie che ora sia il momento di “aggiustare” le economie degli Stati membri affinché ce la facciano da soli.
Dati i segnali provenienti dall’economia dell’Eurozona come il calo delle stime relative alla crescita, la BCE avrà sicuramente messo nel computo delle possibilità la necessità di un suo intervento futuro in caso di una nuova recessione. Uno scenario che non ci si dovrebbe augurare ma che potrebbe prendere vita nei prossimi mesi.