Mario Draghi continua a sottolineare come la crescita dell’Eurozona, seppur moderata sia presente ed a ribadire, mantenendo ancora bassi i tassi di interesse, come sia necessari sostenere le economie dei singoli stati con gli stimoli monetari ancora in atto.
Il presidente della Banca Centrale Europea è come sempre preciso e conciso e non rinuncia a sottolineare come vi siano rischi di protezionismo nell’Eurozona, soprattutto ora che dall’America con i dazi di Donald Trump vi è il rischio di cambiamento di alcuni equilibri molto importanti per l’economa europea. Ha infatti spiegato:
Dopo diversi trimestri di crescita superiore alle stime, le informazioni mostrano una moderazione della crescita dall’inizio dell’anno anche se solida e generalizzata nell’area dell’euro. Dall’inflazione arrivano ancora segnali di debolezza, mancano segnali di rialzo, [motivo per il quale] rimane necessario un ampio grado di stimolo monetario per mantenere le pressioni inflazionistiche sottostanti. I rischi legati alle prospettive di crescita dell’area dell’euro rimangono sostanzialmente bilanciati, ma i rischi legati a fattori globali, compresa la minaccia di un aumento del protezionismo, sono diventati più importanti.
E gli analisti cosa pensano? Essenzialmente si allineano con la posizione di Mario Draghi, soprattutto per via dei risultati non eccezionali relativi all’attività economica dell’Eurozona che ha mostrato qualche segno di rallentamento. Nessuno si aspettava cambiamenti sostanziali derivanti dalla riunione della Bce di ieri: è abbastanza chiaro a tutti che in mancanza di una corretta e sostanziale risalita dell’inflazione l’Europa debba avere “pazienza” e lavorare per sostenere la crescita ed il raggiungimento degli obiettivi preposti per la fine del quantitative easing.