Anche la Banca Centrale Europea torna a far sentire la sua voce nei confronti di Banca Carige, sottolineando ancora una volta che il piano di conservazione del capitale non è quello che ci si sarebbe aspettati e che non è possibile approvarlo.
Ennesimo problema che si pone davanti alla ripresa di uno degli istituti italiani che più di tutti si stanno impegnano per risalire la china nonostante le problematiche interne ed esterne. La BCE ha notificato il suo giudizio attraverso una lettera consegnata lo scorso 14 settembre. E’ la stessa Banca Carige a rendere pubblica la lettera attraverso una nota che sottolinea non solo la “non approvazione” del piano presentato per la conservazione del capitale del giugno scorso ma anche la richiesta della consegna di uno nuovo entro il prossimo 30 novembre. Il suggerimento, ancora una volta, è quello di prendere in considerazione “l’opzione di un’aggregazione aziendale“.
Secondo la Banca Centrale Europea infatti fondersi con un altro istituto aiuterebbe ad “assicurare in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali” Se Banca Carige accettasse di perseguire questa via, la BCE si impegna a stabilire un nuovo termine per la conclusione dell’operazione di stabilizzazione richiesta. Nella lettera il termine per l’osservanza dei requisiti patrimoniali è stato fissato al 31 dicembre 2018.
E’ importante sottolineare che la possibilità di un’aggregazione bancaria in tempi rapidi è uno degli obiettivi dichiarati apertamente dall’azionista Raffaele Mincione, socio in opposizione aperta a Vittorio Malacalza: queste giornate saranno molto importanti per la banca, non solo per mettere un punto alle diatribe interne ma per stabilire quello che sarà il suo futuro.