Sono tante le voci che si rincorrono relative ai possibili cambiamenti che la BCE potrebbe proporre nella tanto attesa riunione di giovedì: quella che spicca in modo considerevole è quella relativa all’abbandono dell’obiettivo del 2% d’inflazione.
I valori europei dell’inflazione
L’attuale mercato monetario non manda segnali positivi per ciò che riguarda questo valore, soprattutto se si osserva l’andamento del cambio euro – dollaro. Il cross ha infatti mostrato una volatilità importante che, unitamente a quelli che sono i dati di crescita dell’Europa post crisi economica, non aiuta affatto l’economia europea a raggiungere ciò che si è prefissata. Un documento firmato da Massimo Rostagno, direttore generale per la politica monetaria della Banca centrale europea, nei giorni scorsi indicava che la BCE starebbe prendendo in considerazione il cambiare il tetto d’inflazione da usare come parametro.
Come fatto notare anche da Bloomberg che nei giorni scorsi ha rilanciato la notizia, nei primi 10 anni di vita dell’Unione Europea l’inflazione si era fermata sull’1,8% , valore ideale, salvo scendere all’1,2% nei dieci anni successivi: l’ultima rilevazione, di giugno, parla di un valore pari a 1,3%, ancora troppo basso. Fattore non aiutato dai dati relativi all’inflazione prospettica: si stima per i prossimi 10 anni un valore molto basso tra gli 1,12% e l’1,25%.
E’ quindi necessario prendere le dovute precauzioni tendendo da conto anche le diverse variabili geopolitiche ed economiche internazionali che potrebbero involontariamente avere un peso sull’intero sistema: la BCE non può farsi trovare impreparata se ci tiene a salvaguardare la tenuta dell’Unione.
Cambiare il target dell’inflazione
Come risolvere la situazione? Cambiando le regole del gioco ed in questo caso il target dell’inflazione. La BCE potrebbe risolvere il problema aprendo alla possibilità di un rialzo oltre la barriera del 2%, un po’ come la Federal Reserve che starebbe pensando ad un 2% flessibile per aiutare la propria economia. In questo modo la Banca Centrale Europea (e non solo) potrebbero andare a scontare manovre espansive come il taglio dei tassi di interesse e un potenziale lancio di un secondo giro di quantitative easing. Il vero problema? Per quanto utili questi stimoli non sono ancora stati in grado di portare l’inflazione al livello desiderato: Il motivo? Le forti pressioni deflazionistiche derivanti dall’impossibilità di rendere fiscalmente efficienti le imprese che non lo sono ed il calo degli investimenti che sono da sempre il carburante inflazionistico più potente.
L’idea potenziale della BCE di rivedere l’obiettivo quindi potrebbe non essere così sbagliata se fosse pensata per riportare in alto l’economica europea.