La ripresa nell’area Europea è ancora in atto, motivazione per la quale è possibile rivedere al rialzo le previsioni sul Pil: è questo il contenuto, in poche parole, dell’ultimo bollettino della BCE che sottolinea come il lavoro degli immigrati e delle donne sia stato basilare per raggiungere i risultati ottenuti.
Se qualcuno si aspettava a sorpresa qualche commento sugli strumenti di politica monetaria è rimasto deluso: come hanno previsto la maggior parte degli analisti, il discorso verrà affrontato ad ottobre se necessario e le misure non convenzionali, leggasi quantitative easing, verranno attuate fino a che verrà ritenuto necessario. La dinamica dei prezzi non è ancora tanto vigorosa quanto ci si aspetterebbe e sebbene si presume che l’inflazione seguirà il percorso necessario, per il momento non è consigliato modificare gli aspetti macroeconomici di gestione. Una certezza, come anticipato, vi è: l’espansione economica, la quale ha accelerato oltre le attese nella prima metà del 2017, continua a essere solida e generalizzata nei diversi paesi e settori.
Nel secondo trimestre del 2017 l’aumento del Pil è stato pari allo 0,6% grazie alla domanda interna. Dando uno sguardo a quelle che sono le stime per l’Eurozona prodotte dalla BCE è possibile notare come gli esperti prevedano, in termini reali, una crescita del Pil in termini reali del 2,2% per cento nel 2017, dell’1,8% nel 2018 e dell’1,7% nel 2019. Esse sono state riviste al rialzo per quel che riguarda l’anno corrente mentre rimangono invariate per il 2017. Per ciò che concerne l’influenza dell’immigrazione la BCE ha sottolineato:
Nell’area dell’euro nel suo complesso, tuttavia, durante la ripresa l’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa, riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea. A sua volta, ciò ha verosimilmente avuto un effetto considerevole sulla forza lavoro, in particolare in Germania e Italia, ma anche in altre economie minori dell’area.
Il disavanzo di bilancio dell’Unione Europea, calato sensibilmente dovrebbe continuare a seguire la stessa strada, scendendo dall’1,5 per cento del 2016 allo 0,9 per cento nel 2019.