La BCE è soddisfatta: la ripresa c’è e si vede, ma se si vuole consolidarla, il quantitative easing è ancora necessario. Su questo sono tutti d’accordo, Mario Draghi per primo e nonostante le diverse revisioni al rialzo per ciò che concerne le previsioni di crescita.
Insomma, lo stimolo monetario è ancora necessario soprattutto perché l’inflazione sembra essere diretta ad essere ne 2020 pari all’ 1,7 %, ancora lontana dal 2%. Nel corso della conferenza stampa dedicata, il presidente della BCE Mario Draghi è stato come sempre chiaro e coinciso, pur ricordando quelli che sono i dati di fatti relativi all’economia europea:
Permane la necessità di un ampio grado di stimolo monetario affinché le spinte inflazionistiche continuino ad accumularsi e per sostenere la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo. La vasta maggioranza dei governatori è d’accordo nel mantenere le caratteristiche di “apertura” del programma di acquisti di bond. Il perdurare del sostegno monetario deriva dagli ulteriori acquisti netti di attività, dalle notevoli consistenze acquistate e dai prossimi reinvestimenti, nonché dalle nostre indicazioni prospettiche sui tassi di interesse.
In cosa si traduce questo? In un possibile perdurare del quantitative easing oltre settembre 2018. Intanto le previsioni vogliono la crescita dell’Eurozona orientata verso il 2,4% quest’anno, al 2,3% l’anno prossimo e all’1,9 e 1,7% per ciò che concerne il 2019 ed il 2020. Insomma, l’Europa si sta ovviamente muovendo il modo giusto, ma per far si che le basi di questa ripresa rimangano solide e prive di crisi di qualsiasi tipologia è necessario prolungare quelle che sono le condizioni migliori per consentire la stessa.