Quello che si svolgerà oggi sarà l’ultimo consiglio della Bce che Mario Draghi presiederà: ma considerare questa riunione come una mera occasione di addio per quello che presto diventerà l’ex governatore della banca centrale europea sarebbe un’errore. Oggi Draghi sarà chiamato ancora una volta a difendere le sue scelte in materia di politica economica.
L’addio di Mario Draghi
Su questo ci sono pochi dubbi, dato che nella serata di ieri si è dovuto già impegnare in tal senso. Non sono stati 8 anni semplici quelli di Mario Draghi alla guida della Bce: in questo lasso di tempo l’Europa ha affrontato una delle crisi economiche più difficili tentando sempre di mettere in campo misure che sostenessero la crescita senza risultare troppo invasive. Le banche ed alcuni falchi dell’ultima ora gli contestano di aver scelto, lo scorso settembre, di aver intrapreso una politica monetaria troppo permissiva: la nuova tornata di quantitative easing non è vista di buon occhio, sebbene rappresenti la strada meno pericolosa da intraprendere. Nel corso dell’ultimo incontro del Fondo Monetario Internazionale a Washington lo ha sottolineato ancora una volta: davanti ad una crescita bassa e con l’Italia e la Germania in odore di recessione, vi è bisogno di agire. Sia da parte della banca centrale sia da parte di quei governi “con spazio di bilancio che affrontano un rallentamento“: è tassativo mettere a punto strategie efficaci e tempestive.
Germania osservata speciale di Mario Draghi
Sicuramente nel corso di questo incontro, Mario Draghi, farà il punto della situazione su quello che è stato il suo mandato. Ma concentrerà molta della sua attenzione sulla situazione di paesi come l’Italia e la Germania nello spiegare, ancora una volta, perché sono necessari stimoli all’economia e per quale motivo coloro che presentano bilanci incerti debbano darsi da fare. Nel caso della Germania soprattutto l’appello non deve cadere inascoltato: la posizione “recalcitrante” già espressa a settembre non è di aiuto né allo Stato stesso, né all’economia dell’Unione Europea già scossa dai dazi di Donald Trump e dall’accordo che non si riesce a trovare sulla Brexit. Se a questo si aggiunge uno dei problemi principali relativi alla crescita, ovvero l’incapacità di raggiungere il livello di inflazione necessario, va da sé che un maggiore impegno da parte di tutti è richiesto per poter dare nuovamente fiducia agli investitori e spingerli ad investire. Al momento le aspettative d’inflazione misurate dagli swap sono crollate ai minimi storici: 1,1150% agli inizi del mese. E questo nonostante l’annuncio di misure specifiche di sostegno da parte di Mario Draghi a settembre.