L‘euro è sceso a livelli più favorevoli per gli esportatori, a un cambio per il quale non sembra il caso di lamentarsi. Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio Bce, in un’intervista al mensile Espansione che andrà in edicola il 28 novembre e che ha diffuso un’anticipazione dell’intervista. In realtà l’apprezzamento del dollaro e dello yen deriva dal fatto che i mercati stanno chiudendo molte posizioni speculative finanziate in queste due valute, i cui tassi erano più bassi, e così la domanda per queste due valute è aumentata, determinando un loro apprezzamento. Comunque, ora che l’euro è tornato su livelli più favorevoli per gli esportatori, non mi sembra il caso di lamentarsene ha risposto convinto Bini Smaghi alla domanda se la ripresa del dollaro sia legata alla rapidità di decisione politica del ministro del Tesoro Usa. A proposito degli interventi anti crisi nel settore finanziario Bini Smaghi ha spiegato quali sarebbero i vantaggi di un fondo europeo, da lui auspicato.
Più che un fondo sovrano, sarebbe un fondo di stabilità, da usare per rafforzare la fiducia nel sistema finanziario europeo. Potrebbe essere la base di un sistema di vigilanza europea, almeno per le grandi banche. Dovrebbe essere gestito secondo criteri di trasparenza e di rendicontazione adeguati, ha detto Bini Smaghi. In ogni caso l’intervento dello Stato nelle banche, spiega il consigliere Bce, è remunerativo e non contrario al Patto di Stabilità europeo. L’intervento a salvaguardia del sistema finanziario non sarà contrario al Patto di Stabilità, se le misure sono temporanee e messe in atto per salvaguardare la stabilità finanziaria.
Le iniezioni di capitale pubblico nelle banche, che consentiranno di ristabilire la fiducia che il sistema è stabile, non sono a fondo perduto. Comportano una remunerazione. Inoltre, quando l’intervento sarà finito, e lo Stato uscirà dalle banche, realizzerà un guadagno rimettendo sul mercato le proprie quote
ha aggiunto lo stesso Smaghi. Gli aumenti dei differenziali tra i titoli del debito pubblico in Europa, in particolare tra Bund e titoli di stato di Italia e Grecia, sostiene Bini Smaghi, sono “riflesso del
malfunzionamento del mercato e di una paura eccessiva degli operatori finanziari”. Questa crisi comunque potrebbe accelerare i processi di convergenza verso l’euro.
Credo che questa crisi indurrà molti paesi ad intensificare gli sforzi di convergenza per entrare nell’euro. Ma non bisogna illudersi. L’euro è come un ombrello, protegge in caso di crisi esterna, ma non è la soluzione di tutti i problemi,
ha detto Bini Smaghi.
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