La Germania denuncia la BCE sul quantitative easing: ancora una volta i tedeschi provano ad attaccare il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi e la sua politica e più nello specifico il riacquisto di obbligazioni che nei mesi scorsi è riuscito a stabilizzare la crisi legata ai titoli di stato di alcuni stati membri.
Il punto è uno solo: la Germania non vuole perdere quello status di “superpotenza” che la sua economia gli ha consentito di ottenere negli ultimi anni: ed è per questo che la Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe ha deciso di chiedere alla Corte di Giustizia Europea di pronunciarsi sulla legittimità del programma QE. Esso è stato lanciato nel 2015 dalla BCE per essere di sostegno all’inflazione nella zona Euro e secondo i tedeschi vi sono delle ragione valide per ritenere che l’acquisto di titoli di stato degli Stati membri violi il divieto di finanziare direttamente gli stessi e che quindi l’istituto bancario europeo stia violando uno dei limiti maggiori imposti allo stesso.
Stupisce che tutto ciò divampi in concomitanza con le imminenti elezioni politiche in Germania? Assolutamente no, anche se va detto che questa volta Angela Merkel è “innocente”. L’iniziativa della corte tedesca è stata spinta con forza dal cofondatore del Partito populista Afd, Bernd Lucke, dall’esponente dei conservatori bavaresi della Csu, Peter Gauweiler e sostenuta giuridicamente da professore Markus Kerber, il quale vorrebbe proibire alla Bundesbank di partecipare.
La risposta di Bruxelles non si è fatta attendere: l’istituto ha sottolineato l’attacco gratuito ed ha difeso le proprie posizioni, le quali hanno consentito di mantenere in piedi l’Europa in un momento molto delicato sia dal punto di vista politico che economico, evidenziando come il tutto si svolga secondo le regole stabilite dai trattati.