L’attesa per il discorso odierno di Mario Draghi è altissima: tutti si aspettano una road map che indichi come la Banca Centrale Europea intenda gestire il graduale stop del quantitative easing. Ma una domanda sorge spontanea: il tapering della BCE metterà a rischio le obbligazioni?
Non è una novità che l’economia europea venga considerata in ripresa e da questo punto di vista autosufficiente. Bene da una parte, ma cattiva notizia dall’altra, soprattutto pensando all’attuale livello di inflazione, più basso delle aspettative. A dipingere un quadro chiaro della situazione ci pensa Viktor Nossek, Director of Research di WisdomTree in Europa:
Ciò potrebbe danneggiare il sentimento sui mercati obbligazionari ben prima delle pressioni inflazionistiche, sempre che queste ultime si concretizzino in misura rilevante. In assenza di rischi d’inflazione nel breve periodo, l’evento è potenzialmente molto ribassista per i mercati obbligazionari. Se anche Mario Draghi lasciasse solo presagire un ulteriore ridimensionamento futuro del Qe, ciò potrebbe ripercuotersi negativamente sui mercati obbligazionari ben al di là dell’annuncio medesimo.
E questo, spiega l’analista, anche senza che la BCE quantifichi la riduzione degli stimoli. Basta fare un salto indietro nel tempo di 4 anni e pensare alla reazione dei treasury decennali dopo che l’ex presidente della FED Ben Bernanke fece lo stesso, ipotizzando il tapering. Secondo Nossek, a rischiare di più sarebbero i titoli di stato tedesco che non sono solo importanti a livello nazionale ma dei fondamentali macro economici del continente, apparsi tra i più volatili dell’Eurozona a quanto pare, proprio “scoraggiati” dalla temporaneità del quantitive easing.
E se al quadro generale si aggiunge l’andamento incerto dell’euro e il trading sempre più speculativo delle obbligazioni va da sé che le parole del Governatore Mario Draghi di oggi peseranno più di ciò che si creda.