La giornata di ieri sul grafico delle azioni di Unicredit costringe ad una riflessione di medio-lungo periodo non solo sull’istituto di credito ma su tutto il settore bancario; con il -14.45% messo a segno in poche ore il prezzo di Unicredit si porta al di sotto della soglia critica definita dal bottom di Marzo 2009, quando buona parte delle blue-chips disegnava il minimo che avrebbe segnato la ripartenza del ciclo annuale. Da quel momento in avanti la divergenza con l’indice di riferimento (il FTSE-Mib) è diventata sempre più marcata tanto per Unicredit quanto per i grafici degli altri istituti di credito, che seguendo il trend di incertezza hanno cominciato a perdere terreno costantemente fino a rivedere i livelli del 2009.
Anche se titoli come Intesa SanPaolo hanno violato il bottom segnato dal minimo del 2009 già nel 2011, portandosi al di sotto delle soglie critiche, la situazione di Unicredit è complessivamente più grave visto che la divergenza con il top assoluto del 2007 è la peggiore del listino e le notizie pesano gravemente nel medio periodo.
Le previsioni per il 2012 non sono buone per tutto il settore bancario, dove regnerà l’incertezza e l’alta volatilità di medio periodo ma in particolare su Unicredit abbiamo un aggravante che interessa l’eventualità di un’uscita rialzista; se infatti il settore si dovesse riprendere nei prossimi mesi allineando le performance positive con l’indice di riferimento, sarebbe proprio Unicredit ad avere i minori vantaggi in termini percentuali sugli eventuali guadagni visto che la divergenza peserebbe negativamente sugli acquisti.
Diverso il discorso per Intesa SanPaolo, che nel 2012 potrebbe sorprendere in caso di rialzo ed è quindi su questo titolo che in caso di up-trend si potrà “scommettere” mentre su Unicredit la situazione fondamentale legata a troppi investitori esteri rischia di affossare il valore dell’istituto nel tempo e renderlo speculativo nel lungo periodo come nel breve.
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