Presto la AS Roma potrebbe dare l’addio a Piazza Affari. A rivelarlo, facendosi “portavoce” delle tante voci e indiscrezioni delle ultime settimane, è Il Sole 24 Ore, secondo cui la società sportiva starebbe valutando uno squeeze out, l’istituto giuridico che – nel pieno rispetto di alcune particolari e specifiche condizioni – permetterebbe di poter acquistare le proprie azioni residue nel caso in cui il socio di riferimento arrivi a detenere il 95% delle azioni.
La società romana (e romanista) era entrata in Piazza Affari nel lontano 22 maggio 2000, quando al comando c’era ancora Franco Sensi. Oggi la guida della compagnia è affidata all’americano Thomas Richard Di Benedetto, che amministra una cordata di azionisti americani: ai risultati altalenanti in Borsa Italiana sono corrisposte performance piuttosto deludenti usl fronte della capitalizzazione di mercato, con il titolo AS Roma che ha perso gran parte del suo valore (- 87%, a 0,5 euro).
Se la Roma si può consolare guardando alle prestazioni delle altre società sportive quotate (la Lazio perde il 98% del suo valore, la Juventus l’85%), è altrettanto vero come la compagine non possa che prendere in seria considerazione l’ipotesi di ricorrere al già ricordato squeeze out, conseguenza tecnica dell’aumento di capitale da 80 milioni di euro che è stato previsto per la società.
► SEQUESTRO QUOTA UNICREDIT IN MANO A GHEDDAFI
Neep Roma (la cordata Di Benedetto – Unicredit) possiede già il 78% del capitale azionario della società calcistica, mentre un altro 2,5% delle azioni sono in mano alla Tikal Plaza, riconducibile all’immobiliarista Danilo Coppola. Ad ogni modo, al termine del già ricordato aumento di capitale sociale, la Neep potrebbe incrementare il proprio controllo sul club, soprattutto se gran parte dei soci di minoranza non dovessero seguire la transazione di ripatrimonializzazione. Non è in altri termini esclusa la possibilità che la Neep possa arrivare ad avere la soglia sopra ricordata.