Comprare o non comprare azioni Saipem? È questa la domanda che migliaia di investitori italiani si stanno ponendo in queste settimane, nell’attesa di comprendere se le positive valutazioni da parte di Cheuvreux (che stima in potenziale incremento fino al 15 per cento la potenziale quotazione di mercato della società) possano o meno trovare conforto. Secondo la compagnia francese il rendimento del free cash flow è pari all’8 per cento, e tutti i principali dati fondamentali sembrano infondere fiducia agli investitori dell’azienda. Ma è davvero così?
Ad occuparsi del futuro di Saipem è stato un recente focus compiuto dal quotidiano finanziario Milano Finanza, secondo cui il vantaggio competitivo di Saipem risiederebbe fondamentalmente “nella sua struttura decentralizzata, con una significativa presenza locale nei mercati chiave e la possibilità di progettare e costruire nuove navi per continuare a dominare il mercato offshore. Invece alcuni sviluppi nel segmento posatubi potrebbero essere ulteriormente ritardati” (vedi anche target price Saipem tagliato da Goldman Sachs).
Non solo. Grazie a una forte presenza locale Saipem potrebbe proteggersi dalla concorrenza di imprese low cost provenienti da Oriente, mentre i nuovi investimenti brasiliani diversificheranno ulteriormente investimenti e fatturati.
Non ultima, arriva la notizia secondo cui la Corte Distrettuale statunitense, su richiesta del Dipartimento di Giustizia, avrebbe rinunciato all’azione penale nei confronti della Snamprogetti Netherlands “in relazione a episodi corruttivi di pubblici ufficiali nigeriani che nel periodo precedente al giugno 2004 avevano coinvolto il consorzio Tskj nell’ambito della realizzazione degli impianti di liquefazione del gas naturale a Bonny Island, in Nigeria. Il provvedimento” – aggiunge Milano Finanza – “conclude definitivamente il procedimento penale statunitense nei confronti di Snamprogetti Netherlands, società in precedenza controllata indirettamente da Eni e attualmente controllata da Saipem, che deteneva nel consorzio Tskj una quota del 25%. La rinuncia all’azione penale giunge a scadenza del termine di due anni previsto dall’accordo transattivo firmato nel luglio 2010 tra Eni, Saipem e il Dipartimento di Giustizia, e in conseguenza dell’effettivo adempimento da parte di Eni e Saipem degli impegni assunti nell’ambito dell’accordo stesso, tra i quali lo sviluppo di un efficace programma anti-corruzione all’avanguardia che Eni ha adottato e ha richiesto di applicare alle proprie società controllate”.
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