Si chiude con una ulteriore perdita il bilancio Finmeccanica. Stando a quanto contenuto nel progetto approvato ieri dal consiglio di amministrazione, il risultato netto sarebbe negativo per 828 milioni di euro, generando – per il secondo anno consecutivo – l’assenza di un dividendo. La perdita netta risulta comunque inferiore ai 2,345 miliardi di euro conseguita nel 2011 a causa di oneri eccezionali e non ricorrenti per 3,2 miliardi appostati dal precedente capoazienda Giuseppe Orsi.
Con la nuova era Finmeccanica si rimette comunque mano a un piano dismissioni precedentemente accantonato, con l’obiettivo di dismettere non per ragioni finanziarie ma per “obiettivi strategici”, per razionalizzare il portafoglio e preparare così la società ad eventuali riconfigurazioni industriali in Europa con altri gruppi (vedi il nostro precedente approfondimento sull’assemblea Finmeccanica rinviata di un mese).
“Il progetto di bilancio 2012 evidenzia un calo degli ordini a 16.703 milioni (-2,2% in termini omogenei, -4% rispetto al bilancio 2011). La flessione è più pronunciata se si fa il raffronto con il 2010, prima della bufera, quando le commesse ammontarono a 22.453 milioni” – comunica Il Sole 24 Ore in un suo focus, per poi precisare che – “altre voci indicano un miglioramento per un gruppo con diversi settori in ristrutturazione (Alenia, Selex Es), un malato da seguire con attenzione, come dice Pansa ai collaboratori e ai manager del gruppo con i quali la squadra è più compatta, dopo le lacerazioni dell’era Orsi. L’indebitamento finanziario netto consolidato è diminuito di 70 milioni a 3.373 milioni rispetto al 2011, il flusso operativo di cassa (Focf) è tornato positivo per 89 milioni, rispetto a un valore negativo di 358 milioni nel 2011. È diminuito però anche il patrimonio netto, a 3.703 milioni, a fine 2010 era di 7.098 milioni”.
Tra gli altri elementi contabili, l’Ebitda adjusted è positivo per 1,080 miliardi di euro, dopo il calo di 216 milioni di euro del bilancio d’esercizio 2011. La perdita finale, fortemente contrastante rispetto all’utile di 118 milioni di euro dei primi nove mesi 2011, sembra così esser figlia di operazioni di “pulizia”, con svalutazione di avviamenti avvenuti con l’impairment test nell’elettronica della difesa.