Non si sono ancora spenti i giudizi sull’operazione di cessione parziale della quota che Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, ha effettuato sul mercato. È tuttavia già tempo di nuove valutazioni su cosa potrà accadere nel prossimo futuro a breve termine, visto e considerato che Del Vecchio avrà a disposizione un buon tesoretto di liquidità (pur la metà di quanto stimava appena pochi giorni fa). Quasi mezzo miliardo di euro che potrebbe essere reinvestito in orbita Generali. Ma è veramente così? Quali saranno le prossime mosse nel capitalismo italiano?
Il dato certo è che dei 33 milioni di azioni che Del Vecchio aveva messo in vendita attraverso la sua cassaforte Delfin, solamente poco più della metà sono state effettivamente vendute. In termini più pragmatici, vuol dire che dei 18 milioni di titoli azionari, venduti a 27 euro ciascuno, al patron di Luxottica sono andati 486 milioni di euro, contro i 960 milioni di euro attesi da Del Vecchio.
Il numero 1 del gruppo dell’occhialeria italiana, è oramai ben noto, non ha certamente gradito il deludente esito della transazione. Non tanto per la sua cassa personale, quanto per il segnale insoddisfacente conferito al mercato, a fronte di conti positivi, buone performance sui mercati azionari e ottime prospettive.
Ma perché, allora, Del Vecchio non è riuscito a collocare tutti i titoli posti in vendita? Le spiegazioni possono essere varie. Innanzitutto, la possibilità che il mercato abbia recepito una sottovalutazione del momento. E poi, la valutazione ai massimi storici del titolo azionario e, ancora, una scarsa efficacia delle relazioni con gli investitori istituzionali.
Il risultato è che, probabilmente, Luxottica sconterà il cattivo esito di questa operazione con qualche difficoltà sui mercati azionari, per altro già in corso. Si aggiunga, in merito, che l’accordo di collocamento dei titoli di Del Vecchio contiene anche un lock up di sei mesi: fino al 2013, pertanto, nessuna altra vendita di azioni Delfin detenute in Luxottica.