Secondo quanto riporta Il Giornale, la Consob starebbe indagando sugli step che hanno condotto al riassetto del gruppo di controllo Pirelli. L’obiettivo, confermato dal presidente dell’Authority, Giuseppe Vegas, è andare a capire se siano state irregolarità o patti occulti a condizionare l’addio della famiglia genovese Malacalza alle holding Gpi e Camfin, per poi rientrare nella parte “bassa” della catena di controllo andando ad acquistare il7 per cento della società target da Allianz e Fonsai.
Pronta la smentita di Tronchetti, che ha invitato la Consob ad andare a fondo, sottolineando come le indiscrezioni di stampa sull’esistenza di un patto occulto con i Malacalza sono “falsità gravi che turbano il mercato”.
Ad ogni modo, secondo il Giornale “i dubbi della Commissione si concentrerebbero proprio sui passaggi tecnici che hanno portato a svincolare le quote del patto della Bicocca a favore della famiglia genovese. Così come rimarrebbero ancora dubbi sui presunti contratti d’opzione sul 10% di Camfin che Tronchetti avrebbe stipulato per mantenere il controllo del gruppo” (vedi anche Pirelli lancia nuove strategie asiatiche).
La Mtp, di Tronchetti Provera, a ulteriore smentita ha reso noto che “non esistono patti occulti o accordi tra le parti coinvolte nell’operazione di riassetto Camfin” che siano state tenuti nascosti e di cui “Consob non sia stata informata”.
Per quanto concerne gli aspetti tecnici del contratto con cui la lunga battaglia legale tra Tronchetti e Malacalza ha avuto fine si poggia sulla creazione della Lauro 61. “Secondo l’impianto” – termina la ricostruzione del Giornale – “sarà infatti la società veicolo – una volta inglobati i pacchetti azionari che oggi fanno riferimento a Tronchetti, Carlo Acutis e Massimo Moratti e alimentatasi con le risorse iniettate da Clessidra, Intesa Sanpaolo e Unicredit – a lanciare l’annunciata Opa obbligatoria su Camfin a un prezzo di 80 centesimi per azione (superiore ai 30 cent della media a tre anni)”.