Il settimanale “L’Espresso” nella scorsa settimana ha pubblicato un’inchiesta sulle disavventure di un imprenditore pugliese il quale ha fatto causa a Unicredit chiedendo danni per 276 milioni di euro più interessi ed accusandola di truffa ed usura. La ditta in questione è Divania e fatturava 65 milioni di euro, ma è stata costretta a chiudere.
L’imprenditore ha fornito come prove anche dei filmati in cui i funzionari di Unicredit lo constringerebbero a firmare contratti ad alto rischio sui derivati, pena la chiusura di affidamenti vitali. Unicredit ha smentito immediatamente: secondo quanto dichiarato dalla banca l’impresa in questione è stata costretta a chiudere non a causa degli investimenti sui derivati ma per la congiuntura internazionale negativa del settore in cui operava Divania.
Come si può immaginare dal nome l’azienda operava nel campo dei mobili imbottiti e secondo Unicredit sarebbe andata incontro alla crisi già dal 2003 quando sono entrate sul mercato le produzioni dei paesi a basso costo. Situazione che poi sarebbe andata peggiorando nel 2004, con il crollo dei bilanci dovuti anche all’apprezzamento dell’euro sul dollaro.
Il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, ha fatto sapere invece che i “gravi comportamenti di Unicredit verso gli utenti” stanno facendo valutare l’ipotesi di una class action contro la banca di Profumo. Secondo alcune voci sarebbero almeno una cinquantina i clienti pronti a riunirsi per intentare una causa contro Unicredit ed altre banche.
L’Adusbef nel frattempo ha anche fatto sapere di voler chiedere una moratoria “sull’economia di carta straccia dei derivati“. Questo tipo di prodotti avrebbero compromesso i bilanci di molti enti locali che per trent’anni hanno investito su prodotti in perdita, sollecitati dalle banche, nonostante gli alti rischi.
Tra la fine di dicembre 2006 e fine giugno 2007 il ricorso a prodotti derivati in Italia è aumentato del 54,9%, passando dai 6.225,2 milioni di dollari a 9640. L’economia “di carta” dei derivati pari a 450.000 miliardi di dollari sembra aver preso il sopravvento sull’economia reale di 45.000 miliardi.
Nel frattempo oggi apertura in calo per il nostro mercato dei derivati, in linea con gli altri listini europei. Il contratto di marzo sull S&P Mib apre a 32.970, in calo di 265 punti (-o,80%).
Sarebbe opportuno chiudere ora i contratti derivati, basta inflazione crisi sui mercati per farli schizzare, attualmente la perdita per gli enti locali è di circa 49 miliardi euro (3% Pil).
A breve ci sarà default carte di credito e dopo quello dei derivati, poi il deafult Italia…
La banca deve avere una funzione sociale…
L’Italia= Repubblica del Sistema Bancario.
Profumo guadagna 36.000,00 euro/giorno…
Grazie, distinti saluti Maurizio Settembre