Tirato in ballo – e nemmeno troppo per il sottile – all’interno della vicenda Ligresti – Fonsai, l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, non preferisce il silenzio. In una lunga intervista pubblicata sul quotidiano La Repubblica, il manager banchiere si lancia nell’autodifesa, con una serie di dichiarazioni che non sono certamente passate inosservate, e una lunga sfilza di attacchi più o meno sospettabili.
Intervistato da Massimo Giannini, Alberto Nagel cerca di ripercorrere in breve tempo quanto accaduto negli ultimi anni nel mercato bancario e, più in generale, nel “sistema” Italia. “Dalla scomparsa di Vincenzo Maranghi in poi, in Italia si è combattuta e si sta combattendo una guerra di potere. Ed è anche vero che questa guerra ha camminato di pari passo con le evoluzioni della politica…” – esordisce Nagel, per poi dichiarare che – “tra il 2009 e il 2010 c’è stato un tentativo chiaro, da parte di un gruppo di azionisti e di manager, per acquisire una posizione di forza all’interno del circuito che fa capo a Mediobanca”. Con il sostegno di Berlusconi, afferma sul quotidiano, Geronzi e Bollorè “hanno cercato di entrare da padroni” in quella che è stata definita una galassia, mediante la famiglia Ligresti.
Tralasciando le impressioni su questa prima fase, ciò che turba maggiormente Nagel è l’impressione che Mediobanca, sotto la sua gestione, abbia cercato di ripristinare il potere (perduto?) con metodi da “capitalismo di relazione”. “E’ successo l’esatto contrario” – dichiara l’amministratore di Mediobanca – “Il punto di svolta è il momento in cui siamo riusciti a mettere fuori gioco Geronzi.
Quello è stato l’inizio di un cambiamento epocale, per Mediobanca e per la finanza italiana. Per la prima volta, noi manager, Renato Pagliaro ed io, abbiamo ristabilito il primato dell’autonomia e dell’indipendenza. Siamo noi che abbiamo fatto saltare gli equilibri di quello che voi, sui giornali, chiamavate e chiamate ancora il Salotto Buono dei Poteri Forti, o dei Poteri Marci…”
L’’interessantissima intervista prosegue su La Repubblica.