Non accenna ad attenuarsi la tensione tra Dolce & Gabbana, uno dei brand della moda internazionale più noti, e la procura di Milano. Dopo un primo giudizio sostanzialmente positivo per la coppia di stilisti (che erano stati assolti), si profila un secondo tempo meno agevole e dall’esito più incerto. I due stilisti dovranno infatti andare a processo, rispondendo delle accuse di aver spostato all’estero i marchi per incassare le royalties senza pagare le tasse.
La procura ha altresì rincarato la dose sostenendo l’ipotesi di una falsa compravendita dei marchi, che sarebbe avvenuta a valori sostanzialmente inferiori rispetto al reale, al fine di diminuire l’impatto del fisco. Le contestazioni erano quelle di truffa ai danni dello Stato e dichiarazione infedele. Anche se la Cassazione ha fatto cadere il primo dei due reati, ad esser rimasto in piedi è stato il secondo: quanto sufficiente per lanciare un nuovo processo.
Il gup milanese Giuseppe Gennari ha così ordinato la restituzione alla procura degli atti del procedimento in cui Dolce e Gabbana rispondevano solamente di evasione fiscale. Il pubblico ministero potrà in tal modo riformulare la propria nuova accusa per dichiarazione infedele e per omessa dichiarazione, procedendo così alla citazione diretta (cioè, mandando i due a processo senza necessità di passare attraverso l’udienza preliminare, come prevede il codice per i reati di cui sopra).
Dolce e Gabbana saranno pertanto processati senza udienza preliminare poiché il reato che giustificata la richiesta di rinvio a giudizio, “cioè la truffa ai danni dello Stato, è stato erroneamente contestato ab origine, stante la sua non configurabilità in termini di diritto, quindi il processo non avrebbe mai dovuto esser postato davanti al giudice per l’udienza preliminare” – ha scritto Gennari nel provvedimento con il quale ha disposto la trasmissione degli atti. Vedremo chi avrà la meglio in questo secondo round.