Forte ribasso per i mercati asiatici: Tokyo ha chiuso questa mattina con l’indice Nikkei sotto i 12.00 punti. Ad accusare maggiormente il colpo i titoli delle società che più si basano sull’esportazione e che hanno negli Stati Uniti il proprio mercato di riferimento. Giù anche le altre borse asiatiche, da Seul a Hong Kong, colte di sorpresa dal taglio dei tassi della Fed di un quarto arrivato nella notte in seguito alla crisi di liquidità di Bear Stearns.
Crolla il dollaro che si porta a 1,59 nei confronti dell’euro e scende sotto i 96 yen. Al ribasso il dollaro e di conseguenza sale ancora l’oro, che si porta a 1.032 dollari l’oncia. Ma l’oro non è il solo ad impennarsi: il petrolio raggiunge la soglia di 111,4 dollari nei future di New York.
L’Opec nel frattempo ha confermato la domanda mondiale di petrolio per il 2008 e l’incremento del 1,2 milioni di barili al giorno. Se nei paesi più industrializzati dovesse esserci un piccolo calo questo sarà senza dubbio compensato dalle richieste provenienti dai paesi emergenti.
Aprono in calo anche le borse europee: a Milano il Mibtel a -2,72%, S&P Mib -3%; Amsterdam e Parigi -2,60%, Francoforte -3,1%. I mercati quindi non hanno preso bene la notizia dell’improvviso taglio dei tassi: la Fed ha spiegato la propria scelta con la necessità di ampliare la liquidità, ma potrebbero anche limitarsi a far scattare l’inflazione, senza aiutare l’economia a risollevarsi.
C’è attesa per la riunione di domani della Fed da cui potrebbe uscire la notizia del taglio dei tassi sui Fed Fund e del costo del denaro. Il ribasso del dollaro lancia a prezzi record le materie prime, spinte dall’aumento di richiesta proveniente dai paesi emergenti ed allo stesso tempo costrette a rincarare dai tagli dei tassi della Fed dal momento che sono tutte scambiate in dollari.
Salgone le materie prime e sale anche l’inflazione: in Europa siamo arrivati al 3,3% in febbraio, in Cina continua a salire, mentre in Usa per il momento sembra stabile. Attesa adesso per la riunione del comitato direttivo della Fed di domani che potrebbe intervenire (e quasi sicuramente lo farà) anche sui fed funds, con un taglio che dovrebbe andare da 0,50 a 1 punto percentuale.