Fiat e Chrysler potrebbero presto ottenere il giusto finanziamento bancario utile per supportare il proprio processo di fusione. Le due società – rivela il quotidiano La Repubblica – potrebbero giungere alla formale unione entro la fine dell’anno, anche se le parti in causa sono piuttosto prudenti in proposito, e il ministero dello Sviluppo Economico rallenti sulle valutazioni delle intenzioni del Lingotto.
Ciò che sembra certo è che il riassetto tra le due società non potrà che passare mediante un finanziamento bancario da 10 miliardi di dollari. Stando alle affermazioni del media americano Bloomberg, la linea di credito dovrebbe essere garantita da Bank of America, Deutsche Bank, BNP Paribas e Goldman Sachs: scopo del finanziamento, consentire a Fiat di acquisire il rimanente 41,5 per cento della casa di Detroit.
Dei 10 miliardi di dollari, 3,5 – 4 miliardi di euro servirebbero a Fiat per finanziare l’acquisto della quota Chrysler in mano al fondo Veba mentre il resto andrebbe a rimodulare il debito in scadenza. Come ricordato dal quotidiano La Repubblica, “molto, però, dipende dal Tribunale del Delaware che dovrà dare la sua opinione sui parametri da utilizzare per fissare il prezzo della quota: la sentenza dovrebbe arrivare tra giugno e luglio e dopo saranno sicuramente più chiari i tempi della fusione e dello sbarco a Wall Street. Domani è inoltre in programma a Roma l’incontro tra Marchionne e il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Secondo la stampa nazionale, la discussione verterà soprattutto sul futuro di due stabilimenti italiani: Mirafiori e Cassino”.
Proprio il rappresentate del governo, Zanonato, ha spiegato la propria posizione e quella presumibile dell’esecutivo Letta: “Sono ministro da poco, mi interessa conoscere un grande imprenditore italiano e uscire dalle cose che si leggono per sentire direttamente (…) Quello che voglio capire da Marchionne è che intenzioni abbia rispetto alla presenza di Fiat in Italia. E’ la più grande azienda del Paese, produce 420 mila vetture, il 30% di quelle che saranno vendute in Italia, non è poca cosa”.