Fine del divieto di short selling in Borsa

 Il divieto di short selling, o vendita allo scoperto, ha cessato di esistere. Stando a quanto preannunciato da Giuseppe Vegas, presidente dell’autorità garante della concorrenza e del mercato, il divieto di procedere alle vendite allo scoperto non è stato prorogato e, pertanto, gli investitori possono già da ora effettuare negoziazioni speculative attraverso la tecnica dello short selling, sintetizzabile in quelle operazioni di trading di vendita di titoli ancora non detenuti in portafoglio. 

Con lo short selling, in altri termini, l’investitore vende uno strumento finanziario del quale non ha ancora il possesso, nella speranza il prezzo del titolo possa diminuire nel corso dei minuti o delle ore successive, potendo in tal modo acquistare lo stesso a condizioni migliorative rispetto a quello di vendita. 

In merito allo short selling, la Consob ha di fatto rimosso il provvedimento restrittivo in materia di posizioni nette corte sulle azioni del comparto finanziario, che era stato applicato nel precedente mese di agosto al fine di sminuire l’impatto degli speculatori sul corso dei titoli azionari. Il presidente dell’Authority, Giuseppe Vegas, avrebbe avuto la possibilità di prorogarlo, ma ha preferito non esercitare tale facoltà, seguendo in questa strada l’esempio di altri ordinamenti europei che hanno adottato un ritorno allo short selling. 

“Lo lascerò scadere” – aveva affermato pochi giorni fa Vegas a margine di un intervento tenutosi a Londra, attribuendo la ragione fondamentale della sua decisione alla situazione più calma dei mercati finanziari rispetto a quella 2011. Una simile decisione era stata deliberata dalle autorità garanti di Francia e Belgio, che hanno pertanto anticipato l’atteggiamento italiano con un ritorno all’ammissione della vendita allo scoperto, tanto “discussa” sul nostro mercato fino a pochi mesi fa, quando sembrava che lo short selling potesse essere una delle motivazioni più significative delle instabilità finanziarie. 

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