Intesa Sanpaolo programma altri 1.000 esuberi, calcolando che la riforma delle pensioni, a causa dei maggiori accantonamenti del gruppo al fondo di solidarietà, pesa per ulteriori 200 milioni di euro. A sostenerlo sono le principali sigle sindacali in realzione alla ripresa del confonto con la banca, sulla conferma dell’accordo sulle uscite precedentemente siglato nel luglio 2011, che comprende anche le politiche di nuova occupazione per i giovani. All’orizzonte una lunga serie di chiusure di sportelli e di filiali.
Proprio Francesco Micheli ha confermato la chiusura di 1.000 filiali per poter incrementare la redditività del gruppo: delle agenzie oggetto di serrata, circa metà sarebbero già state chiuse, mentre altre dovrebbero avvenire nei prossimi mesi. Ne conseguirà una eccedenza di personale di circa un migliaio di unità.
A proposito di costo del personale, l’azienda ha avuto modo di evidenziare che la riforma pensionistica avrebbe comportamento un aumento degli accantonamenti da 700 a 900 milioni di euro, rilanciando sulla necessità di una migliore produttività da attuare attraverso interventi su mansioni, orari di lavoro, organizzazione del lavoro, flessibilità, costo del lavoro (in proposito, Barclays boccia Intesa Sanpaolo, ma Cheuvreux ne promuove il titolo).
Dal canto loro, i sindacati, Fabi, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl, Uilca, Dircredito, Ugl, Sinfub, hanno replicato che una maggiore produttivita’ non puo’ essere unicamente conseguenza della riduzione del costo del lavoro e ribadito che la futura trattativa “dovra’ ricercare un corretto equilibrio tra gli obiettivi aziendali e l’indispensabile riconoscimento del ruolo dei lavoratori, attraverso un rinnovato impianto economico e normativo di Gruppo (…) Ci riferiamo a professionalita’ e inquadramenti, mobilita’, conciliazione tempi di vita e di lavoro, equita’ salariale (anche nelle componenti variabili), indennita’ ‘ e provvidenze. In quest’ambito chiediamo il ripristino del buono pasto per i Part-Time (…) Il dialogo iniziato deve portare ad intese che garantiscano ai lavoratori del gruppo un quadro di garanzie e tutele per il loro futuro”. Una trattativa che si preannuncia molto “complessa e delicata”, e di non facile chiusura.