Eni è il gruppo industriale che investe di più in Italia. Ad affermarlo non è una voce super partes (bensì, lo stesso amministratore delegato, Paolo Scaroni in un’intervista, uscita sul Corriere Economia). Tuttavia, dando uno sguardo ai numeri, c’è da ritenere che le considerazioni formulate da Eni possano corrispondere a realtà. “Dal 2001 al 2008, escludendo Snam” – spiega infatti Scaroni – “abbiamo speso 2 miliardi l’anno, nel piano del 2015 ne prevediamo altrettanti. Anzi, un po’ di piu’ ad essere precisi”.
Per quanto concerne l’aspetto occupazionale, il manager ricorda come “l’Eni ha assunto 4 mila persone nel periodo 2008-2011 e tra essi si contano 3 mila giovani laureati. Per i prossimi 4 anni punta a dare lavoro a altre 2.600 persone, mantenendo al 60% la quota dei giovani laureati”. Sulla questione del prezzo del gas, Scaroni ricorda come “nel settore civile è solo considerando le imposte che i prezzi sono più alti, ma senza di esse siamo a livello europeo. Per la piccola industria il prezzo del gas e’ competitivo rispetto a Francia e Germania. E poi il gas in Italia non lo vendiamo mica solo noi, c’e’ piena concorrenza, ci sono anche Gaz de France, E.On, Edison…”.
“In questo momento” – aggiunge ancora sulle pagine dell’AGI, riferendosi ai contratti di lungo periodo – “stiamo proprio aprendo un nuovo round di rinegoziazione dei nostri contratti. Stiamo rivedendo quelli con la Norvegia e l’Olanda, poi sara’ il turno di Russia e e Algeria e infine della Libia (…) Occorre rivedere la struttura dei contratti ‘take or pay’… o si toglie l’obbligo del ritiro dei quantitativi di gas con il fornitore che fa i prezzi che ritiene piu’ opportuni. Oppure si mantiene l’obbligo dei volumi da ritirare, ma a prezzi competitivi. Stare intrappolati tra un prezzo ancorato al petrolio e volumi contrattuali obbligatori rende la vita impossibile. Ma e’ ovvio che dall’altra parte del tavolo potrebbero anche rispondermi che senza obblighi di ritiro non ci sono neppure piu’ obblighi di fornitura”.