Secondo quanto affermato dagli analisti della più importante banca d’affari dell’Italia – Mediobanca – nel nostro Paese un industriale avrebbe più convenienza a comprare un titolo del Tesoro, piuttosto che investire nella propria azienda. Considerato altresì che i grandi gruppi hanno conseguito una performance peggiore delle piccole e delle medie imprese, la fotografia che ne scaturisce non è certamente molto consolante.
Che sia o meno una sostanziale provocazione, quanto elaborato dall’Ufficio Studi di Mediobanca non può che essere il frutto di una rilevazione statistica che ha preso spunto dai dati di bilancio 2011 delle prime 2 mila aziende italiane. È pur vero che, se tutti gli industriali facessero come indicato da Mediobanca, ben presto tutte le imprese uscirebbero dal mercato – visto e considerato che di banche pronte a intervenire a supportare le esigenze finanziarie non se ne vede l’ombra.
Secondo l’istituto di Piazzetta Cuccia, ad ogni modo, “nel 2011 il costo del debito è salito dal 5,6% al 6% mentre i tassi sui BTP decennali sono passati dal 3,4% al 4,9%; il rendimento netto del capitale realizzato dalle imprese italiane (pari al 5,8% del capitale investito) è risultato insufficiente a remunerare il capitale proprio e di terzi impiegato nell’industria”. Di conseguenza, vi è stata “distruzione di ricchezza pari a 1,4 punti”.
Una distruzione di ricchezza che ha coinvolto specialmente i gruppi industriali più grandi, per i quali nel 2011 vi è stato un gap di 5,2 punti. Meglio il c.d. quarto capitalismo (cioè le imprese manifatturiere medie e medio grandi con azionariato italiano e non facenti parte di gruppi più grandi), anch’esse in negativo ma in misura assai più contenuta (medie imprese calano di 1,2 punti, le medio-grandi di 1,4 punti).
Ancora, sempre secondo quanto rivelano i dati di Mediobanca, nel corso del 2011 l’industria italiano ha ripreso una parte del fatturato pari al 9,2 per cento sul 2010. Peccato che l’occupazione sia calata ancora, per il quarto anno consecutivo, con un passo indietro di 0,2 punti percentuali.