Dopo aver preso atto della notizia degli aiuti finanziari a favore della Spagna per ricapitalizzare le banche, il focus della speculazione finanziaria internazionale si è spostato velocemente sull’Italia. Ieri la borsa di Milano ha perso il 2,79%, dopo che in mattinata era in rialzo di oltre due punti e mezzo percentuali. Lo spread Btp-Bund è tornato sopra 450, mentre le vendite hanno messo in ginocchio i titoli bancari. In particolare, Unicredit ha perso l’8,81%, Intesa SanPaolo e Banco Popolare il 5,92%, Mediobanca il 5,64% e Banca Mps il 5,25%.
Perché gli speculatori attaccano il “sistema Italia” e in particolare le banche? Il settore bancario italiano è senza dubbio tra i più solidi della periferia europea e non è stato interessato, come per le banche iberiche, dalla bolla immobiliare o da un’eccessiva valutazione degli asset in portfolio. Tuttavia, considerando la congiuntura poco favorevole, il deterioramento dei crediti e la forte esposizione sui titoli di stato sovrani, le banche italiane non sono più percepite solide come in passato.
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Innanzitutto, il rischio-paese. Le banche italiane (ma anche compagnie assicurative come Generali) hanno in pancia 294 miliardi di euro tra Btp, Bot e Cct, mentre a fine novembre scorso l’esposizione era ferma a 209 miliardi. Le banche hanno fatto incetta di titoli governativi italiani dopo le aste LTRO della BCE (dicembre 2011 e febbraio 2012), aumentando l’esposizione di altri 100 miliardi circa. Ad oggi il 20% dei titoli di stato in circolazione sul mercato è in mano alle banche italiane.
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L’altro problema è legato ai crediti in sofferenza, cioè quelli di difficile recupero. La recessione sta impattando negativamente sulla qualità degli asset bancari e ormai le sofferenze hanno raggiunto una cifra pari a 109 miliardi di euro, cioè il doppio rispetto a tre anni fa. Ciò significa che sono da mettere in conto futuri accantonamenti e perdite. Secondo Barclays Capital, una perdita del 40% sui crediti in sofferenza comporterebbe una perdita di 36 miliardi per le prime 4 banche italiane, cioè l’equivalente dell’intera capitalizzazione di borsa e un terzo del loro patrimonio complessivo.