Il nuovo consiglio di sorveglianza di Ubi Banca è stato varato ieri, in tarda serata, a margine di lunghe trattative e un’assemblea molto partecipata. Un’assemblea che ha permesso alle varie anime della banca di potersi confrontare sulle diverse posizioni interpretative, e al termine della quale ha avuto luogo l’attesa votazione per il rinnovo del board dell’istituto.
Ma partiamo dai numeri, che meglio di altri elementi permettono di comprendere quale sia stata l’evoluzione recente della gestione societaria. Ieri, per il rinnovo del consiglio, a Bergamo erano in 6 mila, contro i 1.700 soci che avevano animato la seduta di tre anni fa a Brescia, in occasione dell’ultimo appuntamento elettivo.
Numeri così importanti presupponevano l’esistenza di un dibattito molto acceso fin dalle prime ore e, di fatti, le proposte di rinnovamento non si sono fatte attendere, alimentate da una “revisione” nel mantenimento della stabilità formulata dal capofila della lista presentata dalla Sorveglianza uscente, Andrea Moltrasio, e l’alternativa di un rinnovamento più radicale che invece era stata presentata da Andrea Resti, docente alla Bocconi e a capo della terza lista, a forte connotazione bergamasca.
A introdurre il dibattito, Emilio Zanetti, presidente uscente del consiglio di gestione, che aveva invitato i soci a guardare avanti superando le ordierne tensioni (vedi anche lo stress test sulle banche italiane).
Il clima – riportava poi un cronista de Il Sole 24 Ore – si è reso più focoso quando a metà mattinata un socio, Cesare Giardino, ha richiesto “di aprire subito i seggi per iniziare le votazioni, senza attendere la fine degli 80 interventi prenotatati: l’istanza, messa ai voti dal presidente dell’assemblea, Giuseppe Calvi, prima ha raccolto un applauso spontaneo dalla sala, ma subito dopo si è scatenata la bagarre, con alcuni soci che si sono appropriati del microfono per denunciare un «attacco alla democrazia»”.
La bagarre è poi stata riportata alla quiete e quindi, a tarda notte, l’avvio delle procedure di votazione.