Torniamo a parlare ancora una volta di Alitalia. Da oggi, lunedi 26 gennaio, il titolo Alitalia scomparirà definitivamente dai listini di Piazza Affari. A deciderlo è stata Borsa Italiana che già lo scorso 4 giugno aveva congelato a tempo indeterminato il titolo della compagnia al valore di 0,445 euro. Oltre le azioni anche le obbligazioni scompariranno dai listini. Nello specifico, ad essere revocate dalla Borsa saranno le obbligazioni convertibili 2002-2010 per un valore di circa 715 milioni di euro.
La cancellazione del titolo Alitalia dai listini è uno schiaffo ai risparmiatori – dice il senatore del Pd Tiziano Treu– C’è inoltre un danno specifico per gli azionisti che si vedono ora completamente negato ogni valore al proprio investimento, diversamente da quanto prevedeva sotto questo punto di vista l’accordo con Air France da parte del governo Prodi, che tutelava i risparmiatori. Doveva essere il governo che non metteva le mani nelle tasche dei contribuenti, ma di quelle promesse ora resta solo la rabbia di chi vede andare in fumo i suoi soldi e i suoi diritti.
I circa 40 mila piccoli azionisti della vecchia Alitalia, preoccupati dalla cancellazione del titolo in Borsa, dovranno aspettare il prossimo 31 maggio per ricevere gli eventuali risarcimenti previsti dal Governo che attingerà dal Fondo ministeriale in cui sono confluiti i conti dormienti. Si schiera dalla parte dei piccoli azionisti il Pd che chiede al Governo trasparenza e risposte chiare e concrete per tutelare gli azionisti travolti da questo caos. Maura Leddi, senatrice del Pd ha, inoltre, annunciato un’interrogazione parlamentare al Ministro dello Sviluppo economico.
Con la revoca del titolo dai listini di Piazza Affari si chiude l’era della vecchia Alitalia. Non è detto, però, che in futuro le azioni della nuova compagnia aerea possano tornare in Borsa, anche se lo statuto della nuova società non ammette quotazioni prima che siano trascorsi tre anni.
Finalmente qualcuno si ricorda dei 40000 piccoli azionisti. Non si è detto come mai la Consob non è intervenuta da quando l’Alitalia era fortemente indebitata, come mai tutti i mezzi di comunicazione hanno coinvolto solo politici e sindacati, i veri ed unici responsabili del deficit societario e soprattutto se è legale che rappresentanti del Governo potevano vendere non le loro quote ma i beni della Società senza il consenso degli altri azionisti e senza la dichiarazione ufficiale di fallimento dell’Alitalia. La stessa cosa fu fatta col vecchio Banco di Napoli !
Se la motivazione è sempre la salvaguardia dei posti di lavoro trattasi allora di decisioni prese in chiaro conflitto di interesse. Grazie e saluti