Non giungono feedback positivi dalla Borsa Italiana. Non è un caso che in molti si tirano indietro, rinunciando anche a quotazioni imminenti per via della turbolenza dei listini e dei mercati a Piazza Affari. Quello che doveva essere un valore aggiunto di enorme caratura per le industrie si sta rivelando essere un’arma a doppio taglio. Sono ormai sei anni che, complice la crisi, la Borsa non riesce a capitalizzare. Anzi, il Prodotto interno lordo si è anche dimezzato, a ben vedere. Se nel 2007 segnava un 48% soddisfacente, a fine 2013 il Pil è calato al 28,6%. In Francia, nello stesso periodo di riferimento, si attestava al 57% e in Germania al 42%,Il valore di mercato di oggi? 460 miliardi di euro. Ma la notizia eclatante è un’altra: quanti soldi ha bruciato la Borsa negli ultimi anni? la stessa cifra: 460 miliardi! A rilevare il dato è la Consob, a seguito del progetto ‘Più Borsa’, che punta ad agevolare una convergenza di interessi attorno alla quotazione in Borsa. Un progetto, questo, che sta volgendo al termine ed è dunque tempo di opportuni bilanci. La risposta di Massimo Tononi, presidente di Borsa Italiana, non si è fatta attendere:
Per molte aziende l’opacità è meglio della trasparenza e l’assetto casalingo è preferito alla corporate governance. La carenza di capitali non è legata solo alla carenza dell’offerta, ma anche a quella della domanda: le imprese sono sottocapitalizzate perché preferiscono questo aspetto rispetto alla perdita del controllo e perchè hanno una naturale diffidenza verso gli investimenti esterni. In altri termini, tirando le somme, per quanto riguarda l’Italia è possibile parlare proprio di una arretratezza culturale del nostro tessuto industriale.