Il titolo Mediaset, dopo un lungo periodo di incertezza, respira a pieni polmoni, in una seconda parte d’estate che la compagnia ha visto contraddistinta da discrete performance e forti volumi di compravendite. Tuttavia, non tutto sembra esser chiaro, e all’orizzonte c’è chi scommette su nuovi e gravi declini, visto e considerato che il titolo sarebbe giudicato caro (vale 33 volte gli utili attesi per il 2012) da una buona parte degli osservatori. A ciò si aggiunga inoltre l’indiscrezione che vorrebbe vicinissima una partnership internazionale. Insomma, che fare dei titoli Mediaset?
I dati di fatto parlano piuttosto chiaro: nel corso delle ultime sedute la compagnia ha recuperato circa il 40% della propria capitalizzazione di mercato rispetto ai minimi (qui il crollo Mediaset in Borsa). Inoltre, sta registrando un continuo e crescente interesse da parte degli operatori, visto e considerato che i volumi tagliano nuovi record, con passaggio di mano di oltre il 4,5 per cento del capitale in pochissimo tempo.
Stabiliti i dati di fatto, passiamo alle indiscrezioni: sul mercato circolano infatti insistenti voci che vorrebbero la società vicina ad un gruppo estero (ne parlavano anche diversi analisti bancari, come ad esempio quando Barlcyas boccia Mediaset). Per quanto concerne le modalità di inserimento in società, difficile che vi possa essere una scalata non gradita alla famiglia Berlusconi; molto più probabile che invece vi possa essere un aumento di capitale riservato a qualche socio estero, magari arabo o europeo. Una modalità tecnica che eviterebbe lo sfinimento del rastrellamento dei titoli in Borsa, consentendo altresì a Mediaset di scegliersi il compagno di matrimonio.
L’obiettivo del gruppo è tanto palese quanto condivisibile: cercare di ridurre l’indebitamento, andando a riequilibrare la posizione finanziaria netta, con perseguimento del target di 1,8 miliardi di passività per fine anno. Una finalità non facile, visto e considerato che gli utili sono crollati del 73 per cento a 43 milioni di euro, e il mercato della pubblicità continua a calare del 20%. Di qui, la necessità di accogliere, a braccia aperte, un nuovo socio.