La Guardia di Finanza ha reso noto di aver sequestrato oltre 1,1 miliardi di euro di beni in capo all’ex leader libico Muammar Gheddafi, al figlio Saif Al Islam e all’ex capo dei servizi segreti di Tripoli Abdallah Al Senussi. Tra le numerose partecipazioni azionarie detenute dalla famiglia Gheddafi spicca quella di Unicredit, accompagnata da Eni, Finmeccanica, Fiat e Juventus.
L’ordinanza di sequestro è stata emessa dalla Corte d’Appello di Roma su una rogatoria da parte della Corte penale internazionale dell’Aja, che oltre al mandato di cattura internazionale per il leader libico (successivamente ucciso dai ribelli) e per altri due soggetti sopra indicati, aveva altresì emesso una richiesta di individuazione di tutti i beni a loro riconducibili. I beni sequestrati poche ore fa dal Nucleo di polizia tributaria di Roma delle Fiamme gialle erano già stati congelati precedentemente, in seguito ad alcune risoluzioni delle Organizzazioni delle Nazioni Unite (di febbraio e marzo 2011) e sulla base del regolamento dell’Unione europea che dava attuazione ai provvedimenti delle Nazioni Unite.
Tornando alle quote azionarie, le stesse non erano, ovviamente, detenute direttamente dall’ex leader libico, ma da due fondi sovrani: il Lia (Lybian Investment Authority) e il Lafico (Libyan Arab Foreign Investment Company), a sua volta propaggini della Banca Centrale libica, riconducibile allo stesso Gheddafi.
► GIUDIZIO ANALISTI SU UNICREDIT DOPO BILANCIO 2011
Ricco il portafoglio di asset sequestrati: spiccano la quota di Unicredit , quella di Eni (0,58 punti percentuali per un controvalore di mercato di 410 milioni di euro), il 2% di Finmeccanica (40 milioni di euro), l’1,5% della Juventus (16 milioni di euro), lo 0,33% di Fiat Spa e Fiat Industrial (con controvalore rispettivamente pari a 19 milioni di euro e 34 milioni di euro).
Di recente Unicredit ha chiuso il proprio bilancio con risultati che non hanno convinto la maggioranza degli analisti. Il cda ha pertanto deciso di non proporre alcun dividendo.